Testimonianza dalla Francia: «Malati Covid trasferiti in Germania e Belgio»

Nicolas è un ragazzo francese di 25 anni. Vive ad Avignone, nel sud-est del Paese, nella regione PACA (Provenza-Alpi-Costa Azzurra). 

Gli domandiamo ciò che è concesso compiere durante la quarantena che in Francia durerà fino al 15 aprile (almeno, questa è la comunicazione ufficiale al momento). Mostra allora l’autocertificazione che, a prima vista, pare piuttosto ben congegnata e semplice da compilare. Infatti, come potete appurare dall’immagine qui riportata, è sufficiente sbarrare uno dei sette motivi consentiti per fuoriuscire dalla propria abitazione e poi contrassegnare data e ora. «Non è necessario il supporto cartaceo» racconta Nicolas «Si può tranquillamente redigere online, anche se io non l’ho mai fatto. Chi ne è sprovvisto rischia un’ammenda di 135 euro».

Vediamo, dunque, nel dettaglio quello che i francesi sono autorizzati a fare. La maggior parte delle attività sono identiche a quelle permesse in Italia: spostamenti per recarsi al lavoro, qualora non fosse possibile attivare la modalità smart-working; acquisti di beni di prima necessità e finalizzati alla prosecuzione della propria attività lavorativa; visite e cure che è impraticabile somministrare a distanza; assistenza a bambini e famigliari in difficoltà. Balza, però, agli occhi la possibilità di passeggiare un’ora al giorno e nel raggio di ben 1 km dal proprio domicilio, peraltro accompagnati dai propri coinquilini. Esclusa, anche Oltr’Alpe, la pratica sportiva collettiva.

La gente rispetta queste restrizioni? Pare di sì: «Molte persone escono per comprare cibo o correre, ma nel complesso tutti sono confinati in casa!».  Non dello stesso avviso si rivela però Martina, 23enne italiana da un anno a Parigi, che si dice molto preoccupata: «Io esco munita di mascherina e guanti, ma vedo tantissimi a passeggio come se nulla fosse. Anche al supermercato ho assistito a dei dipendenti che sistemavano la merce senza alcun dispositivo di protezione».
In effetti, pur ritenendo i suoi connazionali rispettosi dei divieti, anche Nicolas non è molto soddisfatto di com’è gestita la situazione nel Paese: «Ritengo ci sia stata una grave mancanza di anticipazione e soprattutto è stato impiegato molto tempo per agire e ancora ora non sono previste misure abbastanza severe».

Veniamo ora al fulcro dell’emergenza: il sistema sanitario. Il giovane ci narra di uno scenario purtroppo non dissimile da quello nostrano:  «Gli ospedali sono sopraffatti in alcune regioni come l’Ile de France». In essa, come sappiamo, si trova la capitale francese, quindi un’alta concentrazione di popolazione. Addirittura, avviene ciò che nei giorni scorsi aveva fatto inorridire gli italiani e che probabilmente eravamo convinti accadesse solo da noi, vale a dire il trasferimento di alcuni malati in nosocomi tedeschi: «I pazienti vengono trasferiti in elicottero o in TGV (treno ad alta velocità, ndr) in altre regioni francesi e persino in Germania, Lussemburgo, Belgio». Aggiunge poi che nella sua zona gli ospedali non sono ancora allo stremo, ma si teme fortemente che succederà nelle prossime settimane.

In ultimo, ci racconta quello che il Governo ha previsto per aiutare le imprese: «Il pagamento delle bollette di luce, acqua e gas è stato differito, così come quello di tasse e contributi fiscali».