Titoli di giornale: quando il fake varca la soglia del tribunale

Quante volte si legge un titolo di un articolo che scatena indignazione nei commenti?
Poi apri quell’articolo, lo leggi per bene e il titolo, se non solo distorto, è addirittura il contrario di quello che c’è scritto?
Quante persone prese dalla fretta della vita quotidiana scorrono i social leggendo sommariamente titolo e descrizione e si fanno opinioni politiche basate su queste?
Quanti danni fanno al mondo dell’informazione i titoli distorti?

Un recentissimo caso riguarda Il Fatto Quotidiano che è stato condannato in primo grado per aver diffamato il padre di Matteo Renzi, il buon Tiziano. L’ex premier ha esultato sui social: «Avete visto? Tutte le volte che vi dicevo che il Fatto ce l’ha con me avevo ragione, ora lo dicono anche i tribunali». Peccato che la causa tirasse in ballo l’intero articolo e non solo i titoli, infatti, il noto quotidiano è stato condannato per un titolo e non per il contenuto degli articoli, che sono risultati perfettamente legittimi, alla faccia di chi li ha sempre accusati di faziosità in tutti questi anni, e la famiglia dell’ex premier, nonostante esulti per i fan dormienti, non ne è di certo uscita bene.

Certo è che scatta una riflessione sui titoli che si presentano al lettore per invogliarlo a cliccare. È legittimo scrivere titoli che non rispecchiano gli articoli solo per attirare il lettore? Secondo il tribunale no! E alleluia che una decisione simile sia stata presa. Apre un precedente: tutti i giornali che scriveranno titoli non corrispondenti alla realtà potrebbero essere passibili di denuncia e potrebbero dover pagare delle belle penali. È un passo avanti. Ora Repubblica che fa della pratica al titolo fake il suo sport preferito, tanto che il quotidiano è campione olimpionico, forse dovrà stare più attenta. O forse dovrà stare attenta agli articoli fake, tipo il recentissimo pezzo secondo cui Conte è talmente bistrattato fra i leader europei che non è nemmeno stato invitato a prendere la birra. Povero Conte, viene quasi da mettere una emoticon triste.! Peccato che si tratti dell’ennesima fake news, inventata da capo a piedi, titolo e articolo.

Ritornando al caso Renzi-Fatto Quotidiano,  con la decisione del tribunale si apre una riflessione seria e cruciale sull’informazione fatta su misura per il lettore compulsivo di social. Quello del titolo acchiappa-click è ovviamente una strategia di marketing consolidatasi negli anni per rispondere aun mercato che si è fatto sempre più aggressivo nei confronti degli editori e di riflesso nei confronti dei lettori. Probabilmente, senza il titolo provocante gli articoli sarebbero aperti decisamente di meno, con una conseguente mancanza di entrate per i giornali, soprattutto quelli che usano molto i social. In effetti, il problema è difficile da affrontare. Da una parte c’è la sopravvivenza dell’editore, dall’altra la qualità dell’informazione. Forse, però, un giornale che iniziasse a scrivere solo titoli concernenti l’articolo ne guadagnerebbe di credibilità rispetto alla concorrenza, diventando paradossalmente più letto e quindi premiato. Non lo sappiamo, quello che è certo è che almeno su questo blog ci proviamo.