Uno speciale tatuaggio segnalerà il nostro stato di salute

Mai come in questo ultimo anno ci siamo resi conto di come la riuscita di una diagnosi sia fondamentale per la cura di una malattia.
Da anni la ricerca si impegna per trovare nuove modalità che permettano di ottimizzare il processo di riconoscimento e cura della malattia. L’obiettivo è quello di rendere l’anamnesi più veloce ed efficiente.

Da oggi la diagnosi potrà essere effettuata applicando dei semplici tatuaggi.
La ricerca è stata portata a termine dai ricercatori dell’Università Johannes Gutenberg di Magonza ed è stata diretta da Carsten Soennichsen. Il risultati ottenuti sono stati poi pubblicati sulla rivista Nano Letters.

La proposta, anche se può sembrare bizzarra, non risulta del tutto nuova. Già nel 2017 alcuni ricercatori avevano progettato dei tatuaggi in grado di segnalare lo stato di salute del paziente in base ad un loro cambio di colore.

Questa applicazione della scienza era successivamente continuata con lo sviluppo di altri tatuaggi in grado di avvertire il possibile individuo che li indossava di una sua possibile sovraesposizione alla luce del sole.

Tuttavia, lo sforzo non si è fermato così in superficie e nel 2018 la ricerca è proseguita arrivando a creare un tatuaggio capace di segnalare la possibile presenza di cancro. L’idea, sviluppata da una collaborazione tra l’University College di Londra e l’Istituto Italiano di Tecnologia e pubblicata in seguito su Advanced Electronic Materials consiste nell’unione della tecnologia OLED con l’inchiostro Glow-in-the-dark.
Questo tatuaggio ad emissione di luce è in grado non solo di segnalare i punti precisi nei quali si trovano le cellule cancerogene da trattare, ma possono essere anche un’alternativa per mostrare al paziente stesso il suo stato di salute in modo istantaneo.

In questo settore la scienza è progredita sino a quest’anno, quando, grazie ai ricercatori guidati da Soennichsen, è stato possibile creare dei tatuaggi contenenti nanoparticelle d’oro in grado si contribuire a stilare le diagnosi mediche. Questi dispositivi sembrano essere molto più duraturi dei loro «fratelli precedenti» e sembrano in grado di restare nel corpo in modo permanente.

Queste particelle vengono rivestite da idrogel, un polimero formato da molecole disperse nell’acqua e che in questo caso funge da vettore protettivo per le nanoparticelle.
L’oro è stato utilizzato in quanto questo materiale risulta essere stabile, dunque di non facile erosione ed in grado di cambiare colore se entra a contatto con alcune molecole specifiche.

Un’altra preoccupazione che può essere ignorata è quella del rigetto, dato che sembra che con questo sistema questa eventualità sia impossibile grazie alla porosità dell’idrogel che funge da protettore. Quando viene installato il tatuaggio questo viene poi inglobato nel corpo tramite la vascolarizzazione dei tessuti che lo ricoprono passando attraverso le fessure.

Secondo Soennichsen «il sensore è come un tatuaggio invisibile, non più grande di un centesimo e più sottile di un millimetro e potrà essere usato nello sviluppo di farmaci o nella ricerca clinica».

Per ora la loro applicazione si è potuta sperimentare solamente nei topi, sui quali i ricercatori sono andati a studiare e a rilevare tramite le nanoparticelle la presenza di diverse dosi di antibiotico.
Nell’uomo potrebbero invece essere usati per condurre le analisi del sangue, al fine di constatare il successo di una terapia o la presenza di una malattia in corso.

La loro funzione potrebbe essere molto utile e permetterebbe ai medici di accelerare l’iter del riconoscimento e dell’applicazione della diagnosi in campo ospedaliero. Questo consentirebbe forse di salvare più vite e di aiutare l’operato degli specialisti nel prossimo futuro.