Voto M5S ma guardo con lucidità la vicenda Raggi

Gli elettori dei partiti tradizionali nemmeno fanno caso all’iscrizione nel registro degli indagati e al successivo interrogatorio di uno dei loro membri. È diventata per loro una routine pressoché quotidiana, come prendere il caffè la mattina e infilarsi il pigiama prima di coricarsi la sera.
Un gran trambusto suscita, invece, un tale avvenimento quando si verifica tra le fila del Movimento 5 Stelle, una forza politica di rinnovamento che ha fatto dell’onestà il suo valore fondante. Per fortuna, aggiungo, perché, sarebbe doveroso da parte di ogni cittadino interessarsi alle vicende penali concernenti un rappresentante delle istituzioni, come sostenuto da sempre dal M5S.
Tuttavia, gran parte degli attivisti e simpatizzanti pentastellati hanno riversato la loro indignazione sul web per via dell’interrogatorio a cui Virginia Raggi è stata sottoposta nella giornata di giovedì, contestandone in particolar modo la durata , giudicata oltremodo  smisurata, «Manco fosse Totò Riina».
È stata così, persa, l’occasione di differenziarsi. Non tanto da parte della sindaca di Roma, la quale ha dimostrato disponibilità e collaborazione nei confronti degli inquirenti e che probabilmente, almeno per la polizza assicurativa stipulata in suo favore da Romeo, uscirà indenne da questa faccenda, ma dal fronte della base M5S. Si trattava, infatti, di rendersi obiettivi e, perché no, emotivamente distaccati davanti a due reati molto gravi contestati a una loro portavoce. Era il momento di porsi domande, senza gridare al lupo al lupo, senza commiserare il povero capro espiatorio vittima di una congiura.
Certo, non è da escludere che la Raggi sia rimasta incastrata nei grovigli di un sistema che farebbe di tutto per sbarazzarsene, ma è necessario fermarsi a riflettere quando a un proprio rappresentante vengono contestati abuso d’ufficio e falso. Proprio come si farebbe di fronte a un esponente del Pd nella stessa condizione, magari mettendo a tacere quel giustizialismo che è davvero deleterio, soprattutto di fronte a un semplice avviso di garanzia, nemmeno sfociato in arresto o, peggio, in rinvio a giudizio.