Zingales: servono onestà, merito e uguaglianza

Manifesto capitalista
Luigi Zingales
Rizzoli – 2012 – 10 euro (edizioni Bur)

2855725-9788817059015Padovano, classe 1963, Luigi Zingales si è laureato in economia alla Bocconi e oggi insegna Impresa e finanza alla Booth School of Business all’Università di Chicago. Il suo Manifesto capitalista, scritto per il pubblico americano all’indomani della crisi, è uno straordinario ritratto del capitalismo, di cui vengono elencati e spiegati i pregi e i difetti, e per questi ultimi si cerca di trovare una cura.
Con la chiarezza proverbiale dei docenti anglosassoni, Zingales parte dalle basi per non lasciare indietro i non addetti ai lavori, e prosegue con un discorso che spazia dalla economia alla politica, dalla sociologia alla filosofia. La partenza è semplice e risponde a una domanda: cosa determina l’unicità del capitalismo statunitense? Si passa poi alla piaga del capitalismo clientelare, che il nostro paese conosce fin troppo bene, che si sposa con l’altrettanto deleteria finanza clientelare.
Se la prima parte del saggio è dedicata alla descrizione del problema, la seconda cerca di trovare delle soluzioni, utilizzando concetti familiari a tutti ma che troppo spesso è difficile mettere in pratica: concorrenza, uguaglianza delle opportunità, un’etica basata sul mercato, trasparenza e inevitabilità (e utilità) di certe tasse.
In coda un’utilissima postfazione dedicata al pubblico italiano: «La peggiocrazia». Se l’impietosa analisi della prima parte pare assolverci perché riguarda la realtà americana, Zingales alla fine tratteggia un ritratto tutt’altro che benevolo della situazione italiana. «In Italia manca una cultura del merito perché non c’è una cultura della legalità», questo «perché ci sono troppe leggi assurde, che rendono difficile operare nel rispetto della legge stessa».
Questo saggio è una boccata d’ossigeno in un periodo in cui il capitalismo sembra esalare i suoi ultimi respiri: tutti alla ricerca (vana) di un sistema migliore e più funzionale. Ricerca anche inutile: forse bisognerebbe cercare di salvare il capitalismo, prima di guardarsi attorno, col rischio di non trovare nulla di meglio.