Ong «taxi del mare»? Di Maio si basa sui dati e su un pm

Poco più di una settimana fa, il deputato 5 stelle Luigi Di Maio ha acceso la miccia di una bomba che non ha fatto attendere la sua travolgente esplosione, mettendo in dubbio l’operato di alcune organizzazioni non governative fino a definire le loro imbarcazioni «taxi del mare» . Egli – è bene sottolinearlo – ha accompagnato le proprie dichiarazioni con dei dati. Infatti, ha tenuto a precisare con un post su Facebook che quell’espressione così incisiva non era stata coniata da lui, bensì era già stata utilizzata dall’agenzia dell’Ue Frontex nel suo rapporto «Risk analysis 2017»; poi ha riportato che i trafficanti di esseri umani, sapendo di trovare barche pronte al salvataggio a poca distanza dal punto in cui sono salpati, non provvedono a rifornirsi a sufficienza di carburante e viveri, portando così a un numero maggiore di morti (fonte: Frontex). In effetti, questo è posto nero su bianco da un dato che fa rabbrividire: il numero di decessi in mare nel 2016 si attesta a 5000, mentre nel triennio 2013-2015 le vittime di cui si è occupata la Procura di Catania sono state 2000.
A sollevare la questione, però, non è un politico che potrebbe averlo fatto per pura propaganda, ma il Procuratore di Catania Carmelo Zuccaro, il quale è il titolare di un’indagine proprio su questa delicata situazione. Questo magistrato sostiene di essere in possesso di informazioni (non spendibili, tuttavia, in un iter processuale) che attestano un legame tra i volontari che si adoperano in mare e la criminalità. Egli, pur non avendo ancora tra le mani prove giuridicamente valide, ha deciso di denunciare apertamente il caso perché convinto che la politica debba intervenire tempestivamente e che non si possa attendere la fine delle sue lunghe indagini.
Forse lo si potrebbe considerare imprudente, ma, se un membro della magistratura, conscio del suo ruolo e delle conseguenze delle sue azioni, peraltro – a detta di chi lo conosce – riservato e non avvezzo ai polveroni mediatici, decide di esporsi, può essere che abbia delle valide ragioni.
Eppure, l’atteggiamento tenuto da intellettuali come Erri De Luca e Roberto Saviano è stato disdicevole. Costoro, ignorando o semplicemente chiudendo gli occhi davanti a dati inconfutabili, hanno indirettamente sminuito e mancato di rispetto al lavoro degli uomini del procuratore catanese, il primo accusando la procura di star perdendo tempo e Di Maio che ha sostenuto la posizione di Zuccaro di parlare a vanvera, l’autore di Gomorra, invece, sostiene che il 5 stelle cerchi i voti di chi vuole morti i migranti.
Questo buonismo che porta a difendere a spada tratta le Ong senza beneficiare di un sano e doveroso dubbio, inoltre, considerando che gli immigrati muoiono in mare sempre di più, si ripercuote proprio sulle vite che chi lo adotta, al contrario, crede – ingenuamente o no – di voler salvare.
Bisognerebbe, perciò, domandarsi perché, in Italia, l’opinione personale e priva di argomentazioni quali numeri e statistiche di due autori sembra valga di più di una denuncia accorata di un magistrato che sa di cosa sta parlando.