Caro Adinolfi, «Libera Chiesa in libero Stato» lo diceva Cavour, non Repubblica

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Fa sorridere l’editoriale di Mario Adinolfi pubblicato sul numero odierno de La Croce Quotidiano: il direttore se la prende con Paolo Flores D’Arcais per aver organizzato un convegno sulla laicità della democrazia e con La Repubblica per aver dedicato due pagine al testo integrale dell’intervento del direttore di Micromega. A parte il fatto che il quotidiano e la rivista fanno parte dello stesso gruppo editoriale (L’Espresso) e quindi è normale che il primo pubblicizzi una lectio magistralis del direttore della seconda; ma cosa avrà mai turbato così tanto Mario Adinolfi? È presto detto: il titolo dell’intervento di Flores D’Arcais è «La democrazia deve chiedere l’esilio di Dio». Una bestemmia insomma, dal punto di vista del direttore de La Croce si intende.
Mario Adinolfi prima di tuonare dovrebbe ripassare l’esame di storia contemporanea che, essendo laureato in Storia, certamente avrà già dato a suo tempo: circa 150 anni fa, un tale Camillo Benso conte di Cavour pronunciò la celebre frase «Libera Chiesa in libero Stato». Non vogliamo sostenere a prescindere le idee di Cavour, però questa frase – figlia di una tradizione liberale di lungo corso – rappresenta l’emblema di tutte le democrazie moderne, fuorché la nostra. Religione e Stato devono essere due «compartimenti stagni», per così dire e
mai uno dovrebbe influire sull’altro: nessuno può dirmi che religione professare ma il mio credo non può influenzare la politica o le istituzioni. Quindi, esempio molto concreto, nessun crocefisso nelle aule scolastiche: non per non discriminare gli islamici o gli atei ma perché il nostro è un paese laico e tale deve rimanere. La religione è un fatto privato che non si deve nascondere ma che non si deve neppure imporre agli altri.
«La proposta di Repubblica – citiamo l’editoriale di Adinolfi – è l’esilio non di Dio, ma più prosaicamente dei cattolici dal dibattito pubblico. Ci vogliono far rinunciare a qualsiasi nostra convinzione profonda, che è convinzione radicata in vasta parte del popolo italiano». Una congiura dei laicisti contro i cristiani? Liberi di crederci ma forse è meglio che gli adinolfiani riflettano su un piccolo fattore collaterale: come abbiamo già detto fede e cittadinanza (e quindi anche partecipazione al dibattito pubblico) sono due cose che devono assolutamente rimanere separate. Certo, il cittadino cristiano avrà idee diverse da quello ateo, ma è sulle
idee in merito ad un argomento che deve incentrarsi il loro dibattito, non sulle loro concezioni spirituali. Amen.

Tito Borsa