La vita è un ballo fuori tempo. Intervista a Andrea Scanzi

Andrea Scanzi (Arezzo, 1974) scrive per il Fatto Quotidiano dal 2011, dopo aver collaborato con il Mucchio Selvaggio, il Manifesto, L’Espresso, Panorama e La Stampa. Per il teatro è autore di Gaber se fosse Gaber e Le cattive strade (dedicato a Fabrizio De André, con Giulio Casale). La vita è un ballo fuori tempo (Rizzoli, 18 euro) è il suo primo romanzo.3254006-9788817081900

Giornalista, somelier, scrittore, autore e attore teatrale. Chi è Andrea Scanzi?
Se lo sapessi sarei messo bene: conoscere se stessi è una delle arti più difficili del mondo. Sono quello che si legge. Occuparsi di troppi argomenti, cosa che spesso mi viene detta, per molti è per forza un difetto; ma io faccio sempre la stessa cosa: scrivo. Se vado in televisione ho nella testa una partitura; se scrivo un romanzo ho un testo e gli spettacoli teatrali li scrivo io. Tradotto: io faccio sempre la stessa cosa ma semplicemente cambio argomento perché mi annoio presto: non riesco a capire gli specialisti. Se scrivessi sempre di politica mi sarei dato fuoco subito. Oltre a tutto questo ho anche il pregio della curiosità intellettuale che mi porta a studiare le cose che mi piacciono: se amo il vino, non mi limito a berlo ma devo sapere tutto del vino, quindi faccio il corso da somelier, poi ho la fortuna che Mondadori mi chiede il libro, e tutto questo fa sì che anche i miei hobby diventino lavoro. Evidentemente mi ritengono credibile in tanti ambiti. Parlo di tante cose ma un minimo di competenza spero di averla.

Come definiresti La vita è un ballo fuori tempo?
Un romanzo satirico, grottesco, caricaturale, surreale in cui si ride – almeno spero – ma ci si rende anche conto che questo tempo storico e questo paese, anche se io l’Italia non la nomino mai, non è che stia proprio benissimo.

La situazione politica narrata nel libro, con il premier/dittatore Tullio Stelvio Bacarozzi e il suo entourage, potrebbe essere la conclusione del percorso che sta vivendo l’Italia?
Spero proprio di no perché ho amplificato tutti i nostri difetti che sto vedendo, neanche tanto in nuce, in questi anni. Mi inquieta molto che per esempio quando si legge di Bacarozzi, premier di Lupinia, tutti automaticamente pensano all’attuale presidente del Consiglio: era voluto ma in realtà io pensavo un po’ anche a Berlusconi o magari non necessariamente ad una sola persona. Mi fa sorridere ma mi fa anche paura che Elena Pia Bozzo per tutti sia l’attuale ministro delle Riforme. Evidentemente anche quando esasperi la caricatura e il grottesco, la realtà attuale ti viene in mente. Questo significa che la realtà ha già superato la fantasia, però nel libro un tentativo di uscire dal rincoglionimento generale c’è e spero che ci sia anche nella realtà. Non sono troppo ottimista: il popolo italiano tende a credere a chiunque venga a miracol mostrare. Siamo ancora nella fase della sbornia collettiva, ci vorrà un po’ per smaltirla. Ribadisco: è la sbornia più stupida che abbia mai visto perché già mi sembrava folle credere a Berlusconi, ma credere a questa controfigura, a questo personaggio veramente marginale e improponibile significa davvero che la realtà supera la fantasia. Però non siamo ancora messi male come siamo messi a Lupinia.

Andrea_Scanzi_-_veDrò_2012

Quanto ha di tuo Stevie, il protagonista del romanzo?
Stevie non mi somiglia troppo negli aspetti importanti: lui è molto più debole e indolente di me che ho un carattere un po’ più cattivo e fumantino nel bene e nel male. Sicuramente Stevie è più dolce e romantico di me nel rapporto con le donne, poi ci sono tanti aspetti legati ai suoi hobby e alle sue fissazioni che ho anche io: sono feticista come lui, amo anch’io il blues ma non solo, ho degli amici che assomigliano un po’ ai suoi, entrambi siamo dei giornalisti, detesto i punti esclamativi e i punti di sospensione come lui; però non sono io. Mi sono divertito a disseminare dei pezzettini miei non solo in Stevie, ma anche in Sandro (il nonno, ndr) e negli altri personaggi.

Pensi che lo Scanzi-romanziere partorirà nuove creature?
È una domanda a cui risponderò definitivamente a settembre perché alla Rizzoli avevo detto «Vediamo se questa storia piace soltanto a me, vediamo se c’è un pubblico non solo per lo Scanzi televisivo e giornalistico ma anche per lo Scanzi-romanziere». Devo dire che se mi basassi soltanto sulle vendite ti direi subito di sì: siamo alla quarta edizione in due mesi, siamo in classifica, siamo tutti molto contenti. Sono felicissimo ma non mi basta quello: a settembre cercherò di capire se ho un’idea forte in testa. Forse mi è venuta qualche giorno fa. Per fare un altro romanzo servono il pubblico, e mi pare che ci sia, e un’idea forte. Se devo scrivere un libro tanto per farlo sto a casa. Quello che posso dirti è che se scriverò un altro libro di sicuro farò un romanzo perché non ho più voglia di scrivere biografie o saggi: ne parlo così tanto sul Fatto e in televisione che mi romperei le palle a parlare di Renzi, Grillo, Pd, 5 Stelle, Lega anche nei libri.