Lettere al direttore: attaccare le persone non è giornalismo

Gentile Borsa,
è una decina di giorni che seguo con un certo interesse
La Voce che Stecca e davvero non capisco la linea editoriale che seguite: vedo attacchi personali anche molto violenti verso persone che come «peccato» hanno solo quello di esprimere la propria opinione. Un esempio lampante è l’articolo su Fabrizio Rondolino e il fatto che proponesse di bastonare gli insegnanti scesi a manifestare. È una sua idea – che io non condivido – ma che Rondolino ha comunque il diritto di esprimere senza che voi Robespierre lo bastoniate sulle vostre pagine.
Il giornalismo non è attaccare chi ha un’idea diversa dalla propria, lo impari se vuole andare oltre quei due giornalacci in cui scrive.

Achille

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Caro Achille,
intanto la ringrazio per averci scritto: il confronto con i lettori è sempre positivo anche quando arrivano delle critiche così pesanti. Noi non siamo assolutamente contro la libera opinione di chi ha un’idea diversa dalla nostra: noi bastoniamo con intransigenza chi straparla. Ed è il caso proprio di Fabrizio Rondolino: come fa un giornalista (che dovrebbe essere una persona che sa esprimersi) a manifestare le proprie idee in quel modo? Va richiamato all’ordine, a costo – come in effetti è accaduto – di farci bloccare su Twitter. È curioso che il diretto interessato preferisca liquidarci in questo modo piuttosto che risponderci anche in maniera altrettanto dura. Il confronto lo accettiamo sempre. Probabilmente c’era ben poco da contestare visto che il mio articolo di ieri era quasi esclusivamente formato dai suoi cinguettii e da un sunto della sua biografia. Io mi sono limitato a concludere il ragionamento con un giudizio netto.
renzi-carretto-gelatiLa nostra linea editoriale, in un paese dove si può dire qualunque cosa affermando poi di essere stati fraintesi, è proprio l’intransigenza: bisogna ricordarsi di quello che viene detto. Non si può dire – cito il caso lampante del premier Renzi – «Mai al governo senza elezioni» e poi fare l’esatto opposto. La cosa curiosa e spaventosa è che all’italiano comune queste cose non paiono un problema e noi veniamo chiamati (usando le sue parole) dei «Robespierre». Noi non attacchiamo mai le persone in quanto tali: noi critichiamo, a volte con violenza, quello che le persone fanno o dicono. Nel mio articolo di ieri non giudicavo Rondolino ma le scelte che ha fatto.
Cordiali saluti

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