Bene attenersi ai divieti, ma attenzione ad accettare ciò che mai avreste accolto

Ciò che stiamo attraversando è umanamente complesso da affrontare e sopportare. Ci ha trovati non solo materialmente impreparati, ma anche psicologicamente sprovvisti di un esempio di calamità di simile entità già sperimentata nel corso della nostra esistenza, sia essa ventennale o più risalente. Di conseguenza, tutto ciò che ci passa di fronte agli occhi e che udiamo appare ancora più carico di un pathos che si impasta con l’incertezza del presente, ma soprattutto dei mesi venturi. In queste circostanze è molto facile lasciarsi travolgere dallo sconforto e abbandonarsi a chi si presenta come salvifico, pur offrendo soluzioni che fino a qualche settimana fa non avremmo mai accolto, di fronte alle quali avremmo reagito inorridendo e disprezzandole, catalogandole come un estratto di un romanzo distopico.

Vero è che si deve accettare l’attuale andamento, senza arrampicarsi in ricostruzioni non supportate da dati scientifici oggettivi, cosa che anche i più titolati dovrebbero ricordare, prima di esporre numeri e ricostruzioni che spesso si rivelano essere opinioni, anche poco lungimiranti, destinate a infrangersi contro la realtà nel giro di poco tempo. Il virus è reale, così come lo sono, ahinoi, gli infetti e i deceduti. Le misure restrittive messe in campo non possono che essere giudicate come adeguate al pericolo che circola e che è possibile contenere solamente se ci sacrifichiamo nelle nostre abitazioni e se sospendiamo le attività produttive che non sono classificabili come essenziali, almeno in una fase iniziale. Rimarchiamo questo aspetto: almeno in una fase iniziale. Se, infatti, non possiamo prescindere, al momento, dalla permanenza domestica, dall’astensione dalle nostre attività quotidiane che prevedono il contatto con altri esseri umani, non dobbiamo accettare troppo a lungo queste limitazioni delle nostra libertà. Questo periodo di quarantena deve essere utilizzato per produrre massicciamente dispositivi di sicurezza individuale da distribuire a ogni cittadino italiano, in modo tale da consentire a ciascuno di ristabilire la sua normalità, recandosi nuovamente in ufficio, nel proprio negozio, nella propria officina, protetto e inabile al contagio, riportando gradualmente, ma progressivamente le nostre vite a ciò che erano precedentemente all’avvento del Covid-19.

Insomma, è indiscutibile la dovuta osservanza di questi divieti vigenti, tuttavia, è bene rispettarli con una consapevolezza dei propri diritti che non deve essere sfumata nemmeno in questa emergenza. Già, perché, come accennavamo, è molto semplice, per chi ci amministra e in vario modo ci influenza, approfittare di una condizione emergenziale per introdurre norme e strumenti che, in un’altra epoca, anche appena trascorsa, mai avremmo abbracciato, ma che ora ci appaiono indiscutibilmente necessari.
Si spalanca, così, l’ormai arcinota finestra di Overton per applicazioni particolarmente incisive nella riservatezza di ciascuno di noi. Guardando a ciò che è già in corso da anni in Cina e che effettivamente si è rivelato utile in questa epidemia, non è più raro imbattersi in televisione e in radio in giornalisti e cosiddetti esperti che espongono, ad esempio, come il regime cinese traccia, tramite il GPS, gli spostamenti di ogni abitante, entrando a conoscenza di ogni sua azione, di ogni sua abitudine, di ogni sua scelta. Questa massa di dati è stata adottata per far emergere tutti coloro che erano entrati a contatto con un contagiato e metterli in quarantena, segnalando peraltro a tutta la popolazione dove si trovassero gli infetti. Se fino a qualche mese fa di queste tecnologie da controllo sociale si discuteva solo in canali alternativi di controinformazione o in tarda serata sulle reti principali, in modo che pochi ne venissero a conoscenza, ormai anche a mezzogiorno è probabile incappare in qualche intervistato che presenta queste tecniche e addirittura propone di introdurle nel nostro Paese, al fine di monitorare tutti coloro che sono stati dichiarati positivi al tampone, ma anche chi semplicemente deve attenersi allo slogan #iorestoacasa.

Ecco come, travolti da questo che ci appare come un problema che è arduo sovrastare, molti di noi potrebbero abbassare le difese ed esortare a inserire questi dispositivi che invaderebbero la nostra privacy. Occorre porre la massima attenzione, poiché queste misure liberticide vengono sempre dosate progressivamente e trasmesse come un fatto temporaneo, ma potrebbero tramutarsi in una realtà duratura. Ergo, è bene salvaguardare se stessi e gli altri non aggirando le regole comportamentali da tenere in questo momento, ma senza scadere in richieste degne di un suddito di una dittatura e focalizzandosi su ciò che è prioritario: fabbricare mascherine idonee per l’intera popolazione, in modo da evitare un confino domestico senza data di scadenza. Se questo non avverrà, non potremo più minimamente fidarci del nostro Governo.