Berlusconismo e antiberlusconismo: Renzi da che parte sta?

Sono passati alcuni giorni dall’intervento di Matteo Renzi a Rimini al meeting di Cl ma è difficile dimenticare le parole dette dal premier: «Io credo che il berlusconismo e per certi versi anche l’antiberlusconismo hanno messo il tasto “pausa” al dibattito italiano e abbiamo perso occasioni clamorose. Ora il nostro compito è di rimetterci a correre», ha spiegato, riferendosi al ventennio 1994-2014. In effetti mai frase fu più chiarificatrice: l’antiberlusconismo è un freno alla perenne corsa che caratterizza la politica e per questo motivo nessun governo di sinistra (a parte forse il Prodi 1) è mai stato davvero antiberlusconiano: soprattutto dal 2001 in poi, e ancor di più dal 2001 al 2006, chi ha incarnato davvero l’antiberlusconismo? La risposta è molto semplice: Indro Montanelli (giornalista), Enzo Biagi (giornalista), Giorgio Bocca (giornalista), Michele Santoro (giornalista), Marco Travaglio (giornalista), Daniele Luttazzi (showman), Antonio Tabucchi (scrittore), Nanni Moretti (regista e attore), Paolo Sylos Sabini (economista), tanto per fare qualche esempio. Al lettore attento non sarà sfuggito un pur piccolissimo dettaglio: nessun politico. Risale al 1998 però è comunque emblematica la scena di Aprile in cui Nanni Moretti, guardando Porta a Porta, di fronte allo sproloquio di Berlusconi sulla giustizia urla: «D’Alema reagisci! Di’ qualcosa di sinistra, ma anche non di sinistra: di civiltà! D’Alema di’ qualcosa». E D’Alema tacque. E come lui tanti altri. Ma il motivo di questo silenzio, dopo vent’anni di attesa, ce l’ha spiegato Renzi a Rimini: la sinistra non voleva mettere «il tasto “pausa” al dibattito italiano» così da non perdere «occasioni clamorose». Purtroppo però si sono messi in mezzo quei rompicoglioni dei girotondi, i giornalisti liberi e pure gli uomini di spettacolo, insieme a moltissimi cittadini. E per colpa loro si è bloccato il «dibattito italiano».

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Viene lecito chiedersi (e chiedere anche a Matteo Renzi) di quale «dibattito» stesse parlando: saremo stupidi e ingenui noi, però la lecita e giusta lotta al berlusconismo ha creato – suo malgrado, forse – un dibattito. Inconcludente e privo di sostanza politica, ma pur sempre un dibattito.
Viene lecito chiedersi inoltre dove fosse Matteo Renzi dal 1994 al 2014, quando Berlusconi faceva i suoi comodi di fronte ad una maggioranza ovviamente prostrata e ad un’opposizione incredibilmente distesa ai suoi piedi.
Tra berlusconismo e antiberlusconismo, come fra fascismo e antifascismo, è necessario prendere una posizione: non si può essere «neutrali» di fronte a due fenomeni che – seppur in modi molto differenti – hanno cambiato radicalmente un paese. Da che parte stava Matteo Renzi quando Berlusconi politicamente esisteva ancora?