Bitonci come l’Isis, lo scrive il consigliere M5S

Dio solo sa quanto ci costa criticare un attacco a Massimo Bitonci: chi ci legge sa bene che il nostro atteggiamento verso il sindaco leghista di Padova non è mai stato benevolo, anche se mai offensivo. Oggi invece vi parliamo di quanto scritto su Facebook da Jacopo Berti, l’anno scorso candidato pentastellato alla presidenza del Veneto e ora consigliere regionale del M5S: il suo commento alla vicenda delle limitazioni all’ingresso dei giornalisti in Comune (di cui ci siamo occupati anche noi) titola «BITONCI PER PADOVA È COME L’ISIS!!!» e continua «Sapete cosa ha fatto? Ha VIETATO l’ingresso ai giornalisti in Comune! Forse la prossima volta vorrà distruggere le opere d’arte!». Ovviamente i maiuscoli sono di Berti, non nostri.

Incommentabile post del consigliere regionale pentastellato
Incommentabile il post del consigliere regionale pentastellato

L’iniziativa dell’amministrazione patavina è difficilmente condivisibile visto il fine oscuro e indecifrabile che intende ottenere, ma la politica (soprattutto se fatta da persone che non sono comuni cittadini) non può assolutamente trascendere in assurdità come questa. Paragonare Bitonci all’Isis è come, si fa per dire ovviamente, paragonare una zanzara in camera da letto a un’esplosione nucleare: la prima infastidisce e, soprattutto, riguarda un territorio limitato, la seconda è un cataclisma. Siamo d’accordo anche noi che la trovata di Bitonci sia contraria alla libertà di cronaca, però sarebbe impensabile paragonarla all’atteggiamento liberticida tout court del sedicente Stato islamico. Se seguiamo noi la regola aurea della critica nel merito, perché non deve seguirla un consigliere regionale? In questo caso l’attacco nel merito della questione passa in secondo piano ed è anche presente un errore: Bitonci non ha «vietato» l’ingresso dei giornalisti in Comune ma lo ha regolamentato. Per chi scrive si tratta comunque di un provvedimento assurdo, ma bisogna dire le cose come stanno, senza gonfiarle.
È inammissibile che un consigliere regionale, un uomo pubblico che ricopre una carica pubblica, si lasci andare a sproloqui come questo: «I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore», spiega la Costituzione (art. 54, comma 2). Di «onore» il post di Jacopo Berti non ha nulla. Non è certo l’unico politico a non rispettare l’art. 54 della Carta, però il così fan tutti è una delle cause che ha portato l’Italia dov’è oggi, quindi è ora che chi parla a sproposito si assuma le proprie responsabilità.
Ci auguriamo che Berti si scusi ma non con Massimo Bitonci bensì con i propri elettori: questi ultimi lo hanno votato per fare un’opposizione seria in Regione Veneto, non per scrivere con la pancia e pubblicare su Facebook il primo assurdo paragone che gli salta in mente