Bonino, operazione Europa: più diritti civili, ma meno sociali

È un monumento, come gli innumerevoli disseminati nella nostra penisola sbalorditiva. Ora, che la si definisca tale perché simbolo ed esempio di coraggio, rettitudine e tenacia o perché è stabilmente stanziata nella politica italiana da svariati decenni sta alla coscienza di ciascuno giudicare. Ci riferiamo alla braidese Emma Bonino, settantenne tra pochi giorni, storico personaggio del nostro Parlamento.
Dalla provincia piemontese dov’è nata e ha trascorso l’infanzia, di titoli istituzionali ne ha guadagnati parecchi, essendo protagonista di numerosi governi e legislature, nonché di un entusiasmante attivismo coi Radicali, ad esempio, contro la pena di morte e a favore dell’aborto, da lei stessa praticato su molte donne. Tra le cariche che ha ricoperto, ricordiamo quelle di: eurodeputata, deputata, senatrice, Commissario europeo per gli aiuti umanitari e per la tutela dei consumatori, Ministro delle politiche europee, Ministro del commercio internazionale, Ministro degli affari esteri. È dal 1975 che non si schioda: un monumento, appunto.
Nonostante questo nutrito curriculum che denota un certo attaccamento alle lotte che ha portato avanti e ai palazzi del potere (non che sia l’unica ad aver vissuto abbracciata a una poltrona), la Dottoressa Bonino non è ancora paga e ha così deciso di fondare la lista «+ Europa», affiancata dal democristiano Tabacci per rinvigorire un po’ le fila e candidata in prima persona in vari collegi (alla faccia della territorialità), non sapendo nemmeno lei quali (vedasi sua ospitata dalla Gruber). Anche questa volta, Emma ha saputo cogliere il segno dei tempi in cui viviamo, scendendo nuovamente in campo spavaldamente controcorrente. Infatti, mentre gran parte dei cittadini e delle forze politiche si interroga sullo stato attuale dell’Unione Europea, mettendola in discussione ed evidenziandone le criticità che si ripercuotono sul nostro Paese, lei non solo mostra di apprezzare lo status quo, ma, non soddisfatta, ne chiede di più.
D’altronde, la crisi di consenso delle istituzioni comunitarie necessita di un buon biglietto da visita per cercare di recuperare terreno tra gli italiani delusi e affaticati che puntano il dito contro l’Ue. In questa guerra appositamente scatenata tra razzisti e antirazzisti, fascisti e antifascisti, europeisti buoni e antieuropeisti malvagi, la figura della Bonino è un’ottima operazione d’immagine che sembra stia dando i suoi frutti. I suoi discorsi densi di retorica dell’accoglienza e dell’Europa dei popoli, il suo essere sempre stata paladina dei diritti civili, l’aver candidato Marco Cappato, imputato per aver aiutato Dj Fabo a morire, la rendono inattaccabile e punto di riferimento agli occhi dell’opinione pubblica più sensibile e bisognosa di vedere riconosciuti alcuni diritti che in Italia sono ancora negati.
Le persone, tuttavia, soprattutto se aspiranti portavoce dei cittadini, vanno considerate a tutto tondo, andando oltre la loro facciata, nel bene e nel male. Tolta la maschera di donna che si prodiga per il prossimo, scopriamo una Emma controversa. Infatti, sono conclamati i suoi legami con George Soros, essendo membro della sua fondazione Open Society. Per chi non lo conoscesse, si tratta di una delle figure più losche sul piano mondiale. Ipocritamente presentato come filantropo, ma da alcune mail trafugate negli Usa, è emerso come «l’architetto di ogni colpo di stato degli ultimi 25 anni», dunque un oscuro manipolatore di governi e conseguentemente nemico della democrazia. Eppure, l’esemplare Bonino non disdegna intrattenere rapporti lavorativi con questo discutibile individuo.
Se questo non bastasse per approfondire la conoscenza della sua figura, soffermiamoci sulla sua guerra al debito pubblico, con la volontà di congelare la spesa dello Stato: ormai anche un bambino sa che se l’autorità statale non investe, il popolo rimane privo di sanità, istruzione, assistenza, mezzi pubblici e questo è motivo di gioia per chi non aspetta altro che il welfare venga annientato per lasciare campo libero alla privatizzazione selvaggia di ogni settore. Questa non sembra proprio una posizione da alleata dei cittadini.
Per non parlare, poi, della sua considerazione dei migranti. Apparentemente fa credere di volerli proteggere dalle realtà da cui fuggono, ma in un momento di verità si è lasciata scappare qualcosa di sconvolgente: «Senza di loro nessuno raccoglierebbe i pomodori e le olive». Ecco svelata la necessità dell’accoglienza e dei flussi migratori incontrollati: manodopera a bassissimo costo, se non del tutto schiavizzata che, suo malgrado, fa concorrenza a quella autoctona e provoca l’abbassamento generale dei salari: due piccioni con una fava.
Questo è un invito a scavare a fondo prima di concedere il vostro prezioso voto a un politico e a domandarvi se vale la pena sacrificare i diritti sociali in nome dei diritti civili cosmetici, utilizzati come un fondotinta per coprire i tagli inflitti ai lavoratori e ai cittadini tutti. Non accontentiamoci, possiamo avere tutto.