Il bullismo non esiste

negli ultimi giorni il tema del bullismo è tornato prepotentemente a occupare giornali e televisione, e quindi anche la testa della gente. Una ragazzina di dodici anni ha cercato di uccidersi buttandosi giù dalla finestra perché vittima delle angherie dei suoi compagni di classe. «Sarete contenti ora», aveva lasciato scritto credendo di non tornare più in quella stanza.

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Per chi scrive è difficile immedesimarsi sia nel carnefice che nella vittima, ma mentre in quest’ultimo caso forse sarebbe inutile, nel primo potrebbe essere indispensabile per capire quale meccanismo agisca nella mente di alcuni ragazzini, quando martoriano l’anima – e spesso anche il corpo – dei loro coetanei solo per il gusto di farlo. A nessuno dei soloni che passano il tempo a discutere di questi termini è venuta in mente una cosa molto importante: il bullismo non esiste. Con questo non vogliamo certo sottovalutare la portata enorme e disastrosa di vessazioni e tormenti che molti ragazzini subiscono, solo perché sono «diversi» oppure perché vengono ritenuti tali. Il termine «bullismo» però, a differenza del «nonnismo» e del «mobbing» – termini analoghi riferiti però ad ambiti differenti –, sembra sempre assolvere, almeno parzialmente, i responsabili di questi atti contando sull’alibi del «sono ragazzi». Parliamo del pensiero comune, non delle discussioni serie fra specialisti nelle quali un termine dev’essere il più appropriato possibile e deve delineare un ambito il più circoscritto possibile. Chi scrive, al tempo delle medie o del liceo, non ha mai esercitato comportamenti vessatori nei confronti di chicchessia; e questo né per codardia né per paura delle conseguenze: non mi è mai venuto neppure in mente, figuriamoci se ho mai pensato di mettere in atto modi operandi simili. È indispensabile indagare con estrema accuratezza a proposito dell’assenza di empatia, di compassione e di sensibilità, componenti essenziali del bullismo, perché è impossibile che siano nate dal nulla. Forse è il caso di pensare un po’ meno alla vittima, che fortunatamente è fuori pericolo, e di più ai carnefici perché è solo capendo da dove viene questa frustrazione che si può prevenire il fenomeno. Il bullismo non esiste, gli squilibrati sì, vediamo se le due cose coincidono.