Buttiglione e la giornata della famiglia

Rocco Buttiglione, ve lo ricordate? Nel 2004 in Europa era stata respinta la sua nomina a Commissario per la giustizia, la libertà e la sicurezza in virtù di alcune sue frasi giudicate “contrarie allo spirito dell’Unione Europea”. L’ex pupillo di Berlusconi aveva giudicato l’omosessualità un “indice di disordine morale” e aveva affermato «I bambini che hanno solo una madre e non hanno padre sono figli di una madre non molto buona». Dopo delle gaffe come queste, il buon Rocco sarà ritornato a casa sua, penserete voi, poveri illusi. Niente di più sbagliato: Rocco Buttiglione occupa il seggio 346 alla Camera, o almeno dovrebbe occuparlo, poiché negli ultimi 16 mesi è stato presente solo a poco più della metà delle votazioni. Certo, direte voi, il senatore Niccolò Ghedini è stato presente solo allo 0,24% delle votazioni, ma la media di assenze alla Camera è intorno al 15%, ben lontana dal 36% del Nostro. Possiamo quindi dedurre che la presenza di Buttiglione non sia così rilevante in Parlamento, e ci sbagliamo ancora: il 14 gennaio di quest’anno è stato fra i firmatari di una proposta di legge a dir poco eccellente. Questi prodi e coraggiosissimi deputati hanno proposto l’istituzione della Giornata nazionale della famiglia. Immaginiamo che non si riferiscano alle famiglie con delle coppie omosessuali o delle ragazze madri al loro interno, conoscendo il democratico Rocco. Non divaghiamo, l’argomento è interessante: tale giornata, secondo i firmatari, è indispensabile poiché è presente in Europa e, citando la proposta di legge, vuole essere «un’occasione per stare insieme con i propri cari con rinnovata gioia» anche se la giornata non determina «riduzione dell’orario di lavoro negli uffici pubblici né, qualora cada nei giorni feriali, costituisce giorno di vacanza o comporta riduzione di orario per le scuole di ogni ordine e grado». Quindi festeggiamo tutti la famiglia andando al lavoro. Sorge spontaneo un interrogativo: cosa occorreva scomodare una proposta di legge per indire una festa nazionale che non ha alcuna ripercussione nella vita dei cittadini? «Nella settimana che precede la Giornata, le scuole di ogni ordine e grado, nell’ambito dell’autonomia degli istituti scolastici, possono riservare adeguati spazi per lo svolgimento di attività didattiche, eventualmente legate alle peculiari tradizioni delle diverse aree territoriali del Paese, volte a sensibilizzare gli alunni sul significato della ricorrenza stessa». “Nell’ambito dell’autonomia degli istituti scolastici”, quindi un istituto è libero di fregarsene della Giornata della famiglia, oppure di iniziare le celebrazioni 9 giorni prima anziché 7 come suggerito da Buttiglione. Un lettore è ancora più perplesso, quasi incredulo. Gli ultimi due punti consigliano al Presidente del Consiglio di promuovere questa Giornata sui «principali mezzi di informazione nazionale» e chiedono al Governo di determinare «le modalità di svolgimento della Giornata senza nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato». Non potevano certo mancare le paroline magiche: lo Stato non deve pagare nulla per questa indispensabile festività, che poi festività non è, visto che si va comunque a scuola e a lavorare. La domanda sorge spontanea: cui prodest? A chi fa comodo? Si vuole forse creare dal nulla un’altra festa unicamente commerciale come San Valentino o il 2 ottobre, Giornata dei nonni, stabilita dalla legge 159/2005? Queste sono domande che rimarranno molto probabilmente senza risposta, quello che è certo è che alla Camera si usa il proprio tempo in questo modo, e con i nostri soldi. Diamo tempo a questa legislatura e troveremo nel nostro calendario la Giornata contro il tabacco, quella contro l’AIDS, tanto per fare qualche esempio. Iniziative utilissime senza dubbio, ma rovinate da delle leggi che le ufficializzano solo sulla carta, senza cambiare nulla nella pratica. La prossima giornata la istituiamo noi, con scuole e uffici chiusi: la Giornata Italiana contro gli Sprechi di Tempo in Parlamento.

Tito G. Borsa