Caro evasore, sei la rovina del nostro paese

Antonio Albanese nei panni di Cetto Laqualunque
Antonio Albanese nei panni di Cetto Laqualunque

Caro evasore,
sì, stiamo parlando proprio a te che per pagare meno non ti fai fare la fattura, che i tuoi dipendenti li paghi in nero e se arriva la finanza ti pari il culo dichiarando che stanno facendo uno straordinario ma quando poi ti multano, licenzi gli ultimi arrivati. Ci stiamo riferendo proprio a te che ti lamenti che lo Stato è ladro perché ti toglie ogni guadagno con delle tasse assurde ma poi non capisci che è proprio a causa dell’evasione che le tasse sono così alte: se tutti pagassero, tutti pagherebbero meno. Caro evasore, ti scriviamo per dirti che la rovina dell’Italia non sono gli extracomunitari vittime della cieca demagogia di certi personaggi: tu sei la rovina del nostro paese. Amico caro, tu che hai l’amico del cugino della madre dello zio che lavora alla finanza e magari per questo ti senti in una botte di ferro, oppure che – imprecando per non avere le «amicizie che contano» – ti tocca pure «oliare la macchina» con qualche mazzetta, tutto per dare allo Stato meno di quel che gli spetta. Caro evasore, sì proprio tu che ti rifugi sempre nei luoghi comuni come «lo Stato è ladro» oppure il banale «così fan tutti»: questi non sono alibi, sono solo scuse di comodo. Stiamo parlando anche con te che ci dai dei «manettari» o dei «giustizialisti»: l’evasione fiscale uccide. Tu sei l’assassino dei sogni dei giovani, delle ambizioni dei meritevoli, delle pensioni di chi ha lavorato 40 anni senza evadere un solo euro; tu sei la rovina del nostro paese. Dovresti vergognarti guardandoti allo specchio, trattenere a stento l’irrefrenabile voglia di sputarti in faccia. In alcuni paesi chi butta una cartaccia per terra – in quanto sfregiatore del patrimonio di tutti – è costretto a pulire per un tot di tempo tenendo un cartello sulla schiena: tutti devono sapere chi è costui. Ecco, caro evasore, la stessa sorte dovrebbe toccare anche a te: dovresti essere messo al pubblico ludibrio, ma poi non sarebbero pochi ad esprimere solidarietà unita ad una punta di compassione: «tu non ce l’hai fatta, noi sì».

Le risposte dei lettori