Ca’ Foscari: laura ad honorem al ministro omofobo?

Lo ammetto, la notizia mi è giunta all’orecchio da un post di Facebook pubblicato da un mio ex professore di Letteratura Americana. L’università veneziana di Ca’ Foscari è balzata agli onori della cronaca mondiale non per la sua eccellenza in campo accademico (che riconosco esser talvolta grandiosa, perlomeno in alcune Facoltà), bensì perché ha deciso di offrire un riconoscimento di Honorary Fellow (la cosiddetta laurea ad honorem) al ministro russo Vladimir Medinskij. Sì sì, proprio quello che vuole l’annessione della Crimea, che ha in atto una crociata contro il “degrado morale” dell’Europa, che vuole limitare le manifestazioni artistiche contrarie alle tradizioni russe. Sì sì, quello omofobo, razzista e nazionalista. Un calderone di idee putiniane.

E qui la domanda che attanaglia il gozzo delle persone di buonsenso, sorge spontanea: ma perché? La protesta del mondo intellettuale, la kasta snobbata in onore dei media, è subito insorto. La maggioranza del corpo docente cafoscarino ha appoggiato numerosi intellettuali ed esponenti di spicco del mondo letterario russo. Questa laurea non s’ha da dare.

Gli studiosi russi hanno lanciato un appello online, con numerose petizioni, per riuscire a fermare quest’onorificenza discutibile: il linguista Yuri Apresian, il filologo Petr Arkadyev, Aleksey Ghipplus, Elena Kostyucovich. Nomi che ai più risulteranno sconosciuti, ma che si trovano nell’Olimpo delle autorità studiose. “Facciamo appello all’Università di Ca’ Foscari, scrivono, affinché si astenga da un passo che disonora un’istituzione universitaria stimata. […] La consegna del titolo ad una delle figure più odiose della politica culturale russa contemporanea recherà a tale istituzione universitaria un danno che non potrà essere compensato da alcun investimento finanziario o progetto promesso generosamente dai subordinati e dagli accoliti del ministro russo”.

Già, perchè il dipartimento di Russo cafoscarino è uno dei più stimati a livello europeo, e grazie a questa mossa (a dire del prorettore, “politica”) ha fatto alzare una cortina di ferro tra l’università intera e il mondo intellettuale russo. In poche parole: avete offerto una laurea al ministro omofobo? Sappiate che nessun soldo da lui promesso riuscirà a bilanciare il nostro boicottaggio.

Cerimonia annullata per ovvi motivi, ma la prorettrice è subito corsa a Mosca per consegnare personalmente il premio, dichiarando a Radio Liberty che le proteste sono dei soliti docenti “che contestano tutto”. Dando loro degli idioti fannulloni, sappiatelo. Attenzione: la cerimonia era stata logicamente prevista per maggio, quando le lezioni sono oramai finite e gli studenti non hanno tempo per organizzarsi a protestare. Paura, professoressa Burini?

Atto politico, dato che alcune mostre sono stata organizzate da associazioni filogovernative e che alcuni testi di Medinskji vengono studiate nelle nostre aule.

Ma cara Burini, a Ca’ Foscari io ho studiato anche il Mein Kampf; certo non mi è stato insegnato che Hitler era una persona buona e giusta, con uno spiccato gusto per la beneficenza.

Dare un riconoscimento culturale ad un uomo che promuove tuttora dei valori dittatoriali e a rigor di logica sbagliato, significa riconoscere le sue idee come valide e, magari, anche condivisibili. Dignità e onestà sono alla base dei valori accademici, valori che il ministro russo non sa neppure lontanamente cosa siano. Per l’ennesima volta un’università italiana si dimostra incapace di attenersi ai principi della cultura per poter raggranellare denaro. Ma anche qui dovremmo sviscerare la questione e andare più in profondità: come mai l’università Ca’ Foscari si riduce a chiedere l’elemosina ad associazioni filogovernative russe? I soldi che spetterebbe a quest’istituto da sempre uno dei più virtuosi? Liberare dal giogo della ricerca dell’obolo gli istituti universitari sarebbe dovere non solo dello Stato, ma anche delle associazioni universitarie. Perché la cultura dovrebbe essere non solo di tutti, ma anche libera.

Alessandra Busanel