Un capolavoro del Natale islandese firmato Gunnarsson

Il pastore d’Islanda
Gunnar Gunnarsson
Iperborea – 2016 – 15 euro

Gunnar Gunnarsson (1889-1975) è uno dei nomi più importanti della letteratura islandese, tanto da essere stato più volte nominato per il Nobel. Il pastore d’Islanda, pubblicato per la prima volta nel 1936, è considerato uno dei suoi capolavori: la storia di Benedikt, che ogni anno la prima domenica d’Avvento si mette in cammino per portare in salvo le pecore smarrite fra i monti, sfuggite ai raduni autunnali delle greggi. Nessuno osa sfidare il buio e il gelo dell’inverno islandese per accompagnarlo nella rischiosa missione, tranne il cane Leó e il montone Roccia. Comincia così il viaggio dell’inseparabile terzetto, la «santa trinità», come li chiamano in paese. È fra i monti innevati che Benedikt si sente al suo posto, dove ha sepolto i suoi sogni insieme alla paura della morte e della vita, nella solitudine che è in realtà «la condizione stessa dell’esistenza.
Il pastore d’Islanda è considerato in patria come il Canto di Natale di Dickens: un’opera imprescindibile, letta e riletta ogni Natale e celebrata come un classico, tanto che sembra aver ispirato Ernest Hemingway nella stesura de Il vecchio e il mare.
Una narrazione eccezionale, un romanzo breve ma completo che unisce immanenza e trascendenza, terreno e ultraterreno, virtù quotidiane e virtù sacre, in un connubio che rasenta davvero la perfezione. Un volume pressoché sconosciuto, fuori dagli ambienti che celebrano la cultura islandese, in Italia che merita invece la diffusione anche passiva di ogni classico. Se l’isola del ghiaccio ha già avuto il Nobel «impegnato» con Halldór Laxness, Gunnar Gunnarsson rappresenta il premio mancato a un autore di eccezionale profondità, di grandissimo spessore, tanto che oggi è difficile trovare qualche narratore di tale caratura intellettuale e culturale. Un’esaltazione dell’amicizia e della fedeltà che da essa deriva, un grande romanzo che merita di essere noto anche al grande pubblico.