Cara Raggi, lasci o raddoppi

ara sindaca Raggi,
le credo. Partiamo da questo presupposto perché se ci si affida alla diffidenza ogni possibilità di consiglio e di ragionamento è davvero perduta. Al di là della vicenda Marra, sulla quale metterà la parola fine soltanto la giustizia, credo al fatto che lei non sapesse niente delle polizze sulla vita stipulata da Salvatore Romeo.
Ora però lei si trova davanti a un bivio: o lascia o raddoppia. Tertium non datur e si tratta di due strade impervie e dalle quali non è possibile tornare indietro, a meno di non perdere tutta la propria dignità e credibilità.
Se decidesse di mollare, solo uno stupido potrebbe criticarla: poste come un atto di umiltà e di sano realismo, le dimissioni significano riconoscere con maturità e concretezza un fallimento. Ragazzi, ci ho provato ma mi sono imbarcata in un’impresa più grande di me e forse, aggiungiamo noi, anche più grande di chiunque. In questo caso, però, serietà vorrebbe che il Movimento 5 Stelle rinunciasse a candidarsi alle prossime elezioni capitoline. Non per paura, bensì per prendersi del tempo per ragionare sui propri limiti e suoi propri errori: sbagliare è umano, perseverare sarebbe davvero diabolico. Sarebbe folle che il M5S addossasse a lei tutta la colpa di un eventuale fallimento, quindi il mea culpa spetta anche ai vertici del Movimento. Le dico la verità: non prenderei il suo posto per niente al mondo. Amministrare Roma è un compito titanico, forse addirittura una missione impossibile, quindi se lei decidesse di fare un passo indietro non potrebbe che essere oggetto di elogi per la sua onestà intellettuale e la sua serietà.
Se invece decidesse, dopo mesi di errori veri o presunti, di rimanere dovrebbe per forza raddoppiare la posta in gioco: non sono passati neanche 8 mesi dal suo arrivo in Campidoglio e le trappole continueranno fino all’ultimo giorno del suo mandato. Di questo deve esserne consapevole. Glielo ripeto: governare la Capitale forse non è un’impresa alla portata di nessuno. Se lei vuole, come sembra dalle sue dichiarazioni, continuare a cercare di raddrizzare Roma, deve avere tutto il Movimento alle sue spalle: loro devono esserle d’aiuto, e lei deve accettare i consigli.
Altro che onestà: qui la parola d’ordine, qualunque sia la scelta che intende fare, deve essere umiltà. Umiltà di riconoscere un fallimento oppure umiltà di rimboccarsi le maniche per iniziare davvero ad amministrare Roma. Ogni altra strada sarà fallimentare, sia per lei, sia per il Movimento che sta rappresentando in Campidoglio. Non si dimentichi mai che non è solo a Beppe Grillo che deve rendere conto, ma anche a tutti quegli elettori che nel giugno scorso hanno deciso di darle la loro fiducia.