Caro revisionista ti scrivo

Sono trascorsi sessantanove anni da quel 25 aprile 1945, quando vennero liberate Milano e Torino dall’occupazione nazifascista, e molte sono state le reazioni di personaggi più o meno influenti. Siamo d’accordo con la tesi di molti filosofi, secondo cui la Storia, come ogni scienza umana, è un’opinione. I fatti narrati cambiano significato a seconda di chi è a narrarli: viene messo in evidenza questo o quell’aspetto lasciandone taciuti altri, sempre. L’uomo è un essere fatto di parzialità, diceva qualcuno. Quello che ha dell’incredibile è quando il revisionismo storico riesce a capovolgere il punto di vista della Storia facendo delle vittime i carnefici e dei predatori le prede. Il 25 aprile calza perfettamente come esempio: non è raro imbattersi in frasi come “i partigiani non sono certo eroi: hanno ucciso centinaia di innocenti”; ci correggano i dotti se sbagliamo, ma la parola “eroe” non ha in sé il significato di “santo”: i partigiani, tanto per continuare su questa linea, hanno avuto il merito <<eroico>> di contribuire in modo significativo alla liberazione italiana, nessuno desidera santificarli in quanto esseri sempre retti e giusti. Riteniamo scorretto e oltremodo irrispettoso questo revisionismo a dir poco ridicolo e ce ne discostiamo pienamente. Pensiamo invece che questo 25 aprile, a trenta giorni esatti dalle elezioni Europee, debba essere fonte di riflessione per tutti gli italiani: siamo in un momento in cui è lecito sentirsi smarriti, spaventati e in preda agli eventi: Matteo Renzi non sta facendo nulla di concreto, la disoccupazione sale e con essa lo scontento degli italiani. L’astensionismo che gli esperti si aspettano il 25 maggio è altissimo, questo significa (e non serve essere degli esperti per dirlo, basta un po’ di sano buonsenso) che gli italiani – come tutti gli eurocittadini – non hanno fiducia in coloro che devono rappresentarli. Questo può essere il momento giusto per un radicale cambio di rotta, una scelta decisa, partecipata e consapevole. Oltre a ciò? Il nulla. Renzi.

Tito G. Borsa