Chiacchierata con l’artista Elia Sampò: e se i meme diventassero l’arte della nostra generazione?

Quando si parla di arte e di forme d’espressione bisogna tirare in ballo moltissimi dettagli e scuole di pensiero che possano analizzare il filone espressivo in atto.
Quindi, dopo un bel respiro profondo, la mettiamo sul leggero… Ma neanche troppo.

L’arte è per sua misura d’espressione, talvolta riflessiva e ispirata, talvolta provocatoria e satirica: una finestra puntigliosa sugli aspetti ipocriti o geniali del tempo e delle società che si susseguono.

Altre volte essa è figlia del genio solo ed incompreso, ma può anche nascere dal popolo, dalla condivisione di aspetti intimi o comuni che si mischiano: situazioni di degrado sociale, di semplice imbarazzo o puro divertimento, che formano un quadro su cui ridere o riflettere.

L’arte del meme e delle gag satiriche e taglienti è accomunabile a quest’ultimo filone su cui tutti ci poggiamo quando utilizziamo gli smartphone e i social. Usiamo un meme o le GIF per poter essere più chiari, scherzosi o semplicemente per non sense.

Appurato che, quindi, tutti contribuiamo a questa nuova forma di comunicazione, ci sarebbe ora da capire se possiamo definirla arte.

Nel lasso di tempo che ci prendiamo per poter rispondere ad una domanda tutt’altro che scontata, si fa strada in quest’articolo la mostra d’arte di Elia Sampò, artista albese che ha cercato di dare uno scossone ai mille dubbi che qui si sottopongono.

La sua arte è decisamente figlia del meme: «Racchiude in sé finestre di visione sulla realtà odierna quasi alla Black Mirror» (tanto per rimanere in tema social e di intrattenimento), con chiari rimandi all’arte concettuale.

Ma in sé l’arte di Elia è anche figlia del genio, forse contorto, sicuramente filosofico: «Davanti alle sue opere si ride, ci si sofferma e si riflette».

Se c’è una cosa chiara nelle nuove forme di espressione che tutti noi utilizziamo, come appunto il meme, questa è l’immediata reazione; l’immagine nella sua esemplificazione è chiaramente più fruibile di un testo.

Attenzione, però, a non confondere questo nostro atto con l’illusione di una scontata semplicità: l’opera di Elia, per esempio, appare semplice nella sua forma descrittiva e figurativa, ma estremamente ragionata nella sua forma concettuale.

Vedere San Sebastiano che viene colpito dai cursori anziché dalle frecce, come nei quadri o nei dipinti, trasmette una strana sensazione di disturbo, provocazione e genio. Ora immaginare di vederlo sul nostro smartphone, magari per dare una chiara immagine o sensazione, rende sicuramente l’idea, di come la forma espressiva di questo artista, sia radicata e protagonista del nostro tempo.

Se i meme sono o meno la forma di espressione artistica che lasceremo in eredità alle nuove generazioni è ancora tutto da scoprire, sicuramente il metodo di espressione messo da loro in atto ha anche ispirato forme d’arte, queste sì, come quella di Sampò.
La loro esecuzione può apparire senza pretese, ma forse è ora di concentrarsi sul fine.