I coleotteri, una specie eletta da Dio

Colorati, numerosissimi e dalle forme più varie. Potremmo pensare a qualunque cosa, con queste indicazioni generiche: dipinti, giocattoli, figurine. Se ci pensate, tutti oggetti che per i più appassionati vengono organizzati in vere e proprie raccolte. Quale potrebbe essere la collezione più numerosa esistente? La natura non delude mai, e anche qui detiene il primato, grazie ad una classe di insetti: parliamo dei coleotteri, di cui sono attualmente conosciute 350.000 specie sul pianeta. Tra questi le coccinelle, i cervi volanti, gli scarabei: l’elenco occuperebbe una biblioteca. Non stupisce quindi che più di un biologo, di cui sembra il primo sia stato JB Haldane, abbia adottato come frase ad effetto: «Se esiste un Dio, di sicuro ama i coleotteri». Questi insetti hanno invaso ogni ecosistema, con i più diversi display (qui usato come aspetto, equivalente al look per le persone), ma condividono la stessa struttura corporea e non ci sono dubbi che siano tutti derivati dallo stesso gruppo ancestrale. Questa citazione farebbe sorridere, se non fosse che ci sono i documenti per sostenerla.
Che i coleotteri siano i favoriti di una qualche entità? Dobbiamo tornare indietro di più di cinquecento anni, più precisamente al 1587, nel ducato di Savoia. Quell’anno, a causa di un’invasione di maggiolini che rischiava di compromettere il raccolto dei vigneti, gli abitanti di San Giovanni di Moriana intentarono causa ai parassiti, convocandoli a un’udienza (pare che gli imputati non si presentarono quel giorno. Magari confidavano già di vincere!). L’avvocato difensore, che potremmo oggi definire eco-friendly, pronunciò un’accorata orazione che giustificava i crimini dei maggiolini, in quanto esseri creati da Dio e perciò meritevoli di potersi sfamare come tutte le sue creature. Ricordiamoci anche che all’epoca le infestazioni erano ancora considerate delle reiterazioni delle piaghe bibliche, ossia castighi mandati all’umanità per espiare i peccati. Cacciare i maggiolini sarebbe perciò stato negare la volontà celeste. Fu così che ai voraci insetti venne concesso un territorio dove stanziare e potersi cibare (per correttezza diremo che accettarono il patteggiamento). Se non tutti concordarono forse con la sentenza, che affermava gli insetti agissero per conto di Dio, di sicuro nessuno obiettò al momento di concedere loro diritti alla pari con l’accusa. Un rispetto verso la natura in cui ormai sembra utopistico sperare, al di là delle ragioni che lo promuovono. Ricordiamoci che quegli animaletti, graziosi o meno, resisterebbero a un conflitto atomico molto meglio di noi, che a proteggerli sia l’evoluzione o una volontà superiore.