Come sassi – Il tempio

Con un brivido che la percorse da parte a parte, June decise di attraversare mentre qualche pezzetto di fuliggine stava per raggiungerla. Mentre era a metà, sempre dalla nebbia, vide spuntare alcune colline e dove queste diventavano un altopiano, una nuvola si scostò velocemente e, come da dietro un sipario grigio, apparve un edificio molto simile ad un tempio delle ere passate.

Le sue colonne erano alberi secolari, enormi betulle nella fattispecie. I loro rami si incrociavano tra di loro a formare il tetto, la cupola protettiva sopra chi avesse deciso di rifugiarsi al suo interno. E ai piedi degli alberi, rocce con piante e pesci fossili di epoche ancora più antiche. Le rocce creavano un contorno che non chiudeva, ma dava un senso di protezione dal vento, soprattutto per le piantine più piccole.

June guardò dietro di sé ancora una volta e vide come tutto fosse andato in fumo su quella sponda ed ora la cascata e il rivoletto d’acqua scorressero nello spazio infinito. Si affrettò e giunse sull’altra sponda.

Trovò un sentiero che saliva lungo le colline e immaginò arrivasse fino al tempio. Felice di essersi lasciata alle spalle quel ponte, si ritenne anche orgogliosa di esserci riuscita e di essere arrivata fin lì.

Camminò a lungo.

Arrivò fin quasi alla fine del percorso, fino al punto in cui ebbe la certezza che il sentiero l’avrebbe portata fino al tempio.

Poi si chinò e si stese sull’erba lì affianco, senza più sentire fiato.

Trasse un profondo respiro.

Lo esalò in mezzo alla nebbia e poi chiuse gli occhi.

Non riusciva più ad aprirli e quando ci riuscì la luce accecante della spiaggia la riportò esattamente al punto da cui era partita.