Donne sul Suv: è parita di genere?

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No, non si tratta più di una moda: ormai è una forma mentis che si è impadronita delle donne. Stiamo parlando delle (in teoria) abbienti signore alla guida del Suv in città. Non citiamo noi maschi che siamo ben consapevoli di essere dei cretini; il sesso femminile crede invece, anche questo è sessismo, di avere una marcia in più chiamata saggezza. Non neghiamo che qualche signora possa essere anche in possesso di codesto privilegio riservato a poche, ma siamo certi che non avrà un Suv sotto le chiappe. L’utilità dei Sport Utility Vehicle nelle viette dei centri medievali o nelle strade trafficate delle metropoli è pari a quella di Gasparri ad un convegno sul Bosone di Higgs e su questo probabilmente nessuno ha dei dubbi; ma l’idiozia di un Suv non finisce certo qui: i risultati di molti test hanno evidenziato come, su terreni non stradali o comunque impervi, questi bolidi non reggano minimamente il confronto con le tradizionali jeep.
A cosa servono i Suv allora? E perché le donne, che una volta prediligevano le cosiddette
city-car o al massimo le spider, oggi si lanciano su queste macchine? Esibizione della propria ricchezza e del proprio status sociale forse, ma anche qua abbiamo qualche dubbio: basterebbe una Porsche Carrera o una Bmw berlina e saremmo a posto. No, si tratta di un problema che risiede molto più in profondità, nei meandri dell’anima umana: il Suv accende il gene dell’idiozia del genere umano, al pari di quello scatenato dagli iPhone in mano a persone che sanno a malapena spedire un sms e che lo usano solo per giocare. A tale idiozia, nelle donne si aggiunge un’ipotetica voglia di riscatto sul genere maschile. L’importante è la parità fra i generi, soprattutto fra i mentecatti.

Tito Borsa

N.B. Questo articolo, come tutti i pezzi provocatori e sarcastici, muove da una generalizzazione cercata. Ci sono donne (e anche uomini) che utilizzano il suv perché ne hanno bisogno, ma sono una minoranza e per questo ininfluente per il nostro discorso.