Di Matteo ora reintegrato nel Pool Antimafia: ma perché tutto quell’astio contro di lui?

Ancora una volta il giudice Nino Di Matteo esce immacolato dalle accuse rivolte nei suoi confronti scontentando i suoi storici e nuovi denigratori.

Il 23 settembre 2020, nel silenzio di tutti i media, è stato riammesso al Pool della Procura Nazionale Antimafia denominata «Mafie ed entità esterne nelle stragi ed altri delitti». Il giudice, che aveva indagato sugli intrecci deviati tra Stato e Mafia, era stato ingiustamente espulso dal gruppo il 20 maggio 2019, esattamente due giorni dopo la messa in onda del suo intervento nella puntata del programma di Andrea Purgatori Atlantide sulla strage di Capaci.

Durante l’intervista, Nino Di Matteo aveva dichiarato quanto segue riguardo l’attentato che uccise il giudice Falcone ed i membri della sua scorta: «È molto probabile che non ci fosse solo Cosa Nostra dietro l’attentato, ma anche altri uomini estranei all’organizzazione criminale» e ancora: «Matteo Messina Denaro sa molte cose ed è in grado di ricattare lo Stato. La sua latitanza, come quella di Provenzano, è protetta da qualcuno».

Frasi assolutamente condivisibili e note anche ai meno informati.
Invece, il Procuratore Capo Cafiero De Raho decise per la sua immediata espulsione affermando: «Non avrebbe dovuto parlare in televisione di indagini che sono state di recente riaperte e quindi sono ancora riservateHanno fatto venir meno la fiducia verso Di Matteo da parte degli altri componenti del gruppo di lavoro e delle procure distrettuali interessate».

D’altro canto il giudice, che vive sotto scorta dal 1993, ha sempre proclamato la sua innocenza sia tramite dichiarazioni pubbliche sia facendo ricorso alla settima commissione del CSM.

Il tempo è galantuomo e anche questa volta Nino Di Matteo aveva ragione. Il 23 settembre sarebbe arrivata la decisione della Commissione, ma in fretta e furia la mattina del grande giorno, il Procuratore De Raho ha annunciato la decisione di revocare il suo provvedimento con effetto immediato, «considerato il tempo decorso dall’adozione del provvedimento e considerata l’esigenza di evitare al CSM aggravi procedimentali e decisionali, in un momento particolarmente delicato per la salvaguardia delle funzioni e dell’immagine della magistratura».

Il giudice Di Matteo, neo-eletto al Csm, potrà tornare in qualsiasi momento a lavorare nel Pool.

Ci si chiede come mai tutto questo astio verso uno dei simboli dell’Antimafia. Recentemente sono state mosse nuovamente accuse ed offese riguardo la decisione di votare contro la permanenza del collega Davigo, anche da pensionato, all’interno del CSM, spiegando sia un problema di natura giuridica e non di stima nei confronti del collega, il quale a sua volta richiede solo di fare chiarezza sulla legge in merito.
Altra scusa per buttare fango sul Procuratore che ricevette minacce direttamente dalla bocca di Totò Riina.

L’Italia ancora una volta non riesce a distinguere il bene dal male, come quando accusava il Giudice Falcone di essere il giudice vip.
Errare è umano, perseverare è diabolico.
A voi le dovute riflessioni.