Dove ci porta l’eurofobia degli italiani?

Secondo gli ultimi sondaggi una leggera maggioranza di italiani, il 46% contro il 43%, è favorevole all’uscita dall’Unione Europea, mentre il 59% degli stessi italiani è favorevole a rimanere nell’euro. Sono sufficienti questi dati per percepire la grande confusione che regna nelle nostre menti. Riassumendo, all’italiano medio sta sulle scatole l’Europa, a determinare il suo convincimento con ogni probabilità i rigidi vincoli di bilancio imposti negli ultimi anni, da qui la contrarietà verso l’Ue, che rappresenta l’unione economica. Ma quello stesso italiano medio percepisce giustamente che l’uscita dalla moneta unica sarebbe un chiaro disastro per l’Italia.
Il problema è che l’Ue, quel soggetto che gli italiani vorrebbero disconoscere, costituisce anche il principale mercato di sbocco delle nostre merci, uscirne vorrebbe dire creare enormi problemi al nostro export.
Anche questo dato, ovvero la contrarietà non alla moneta unica, ma all’Unione Europea, ribadisce quello che le elezioni hanno mostrato chiaramente: gli italiani vogliono tornare a spendere soldi pubblici e lo vogliono fare in grandi quantità. Ma questo non è possibile, almeno non dentro l’Europa.
Conoscendo gli italiani e sempre che i rispettivi partiti riescano a formare un governo, si potrebbe abbozzare un’evoluzione di questo tipo: una delle due coalizioni elettorali vincenti, quindi o la destra o il M5S proverà una prima volta ad aumentare il deficit pubblico.
Alla prima finanziaria utile l’Ue respingerà la proposta con un secco no, che il governo cercherà di superare, con l’unico effetto di irrigidire l’Ue e far agitare i mercati.
A questo punto il governo tornerà indietro, vedendo però diminuire i suoi consensi. La colpa altrettanto ovviamente ricadrà interamente sull’Ue.
Avanti quindi con la seconda coalizione pro-deficit, probabilmente il centrodestra a guida questa volta completamente salviniana.
Questa con l’esperienza precedente avrà davanti a sé due scelte: continuare sulla linea precedente o semplicemente decidere di uscire dall’euro.
Arrivati a quel punto e con la voglia di spendere che abbiamo, questa sarà l’unica decisione da prendere. E qui si fermano le previsioni.
Parafrasando un noto film di fantascienza, questa Italia, ovvero un paese dominato da un’ imperante voglia di spendere soldi pubblici che non ha, sicuramente prima o poi si troverà davanti alla scelta tra la pillola azzurra e la pillola rossa.
La pillola azzurra ci lascerà nella confortevole matrice artificiale che ci siamo creati, quella dei deficit finanziati con la stampa di moneta che creano ricchezza e non comportano nessun problema collaterale. Un mondo che però non esiste.
La pillola rossa è quella che invece ci porterà nella realtà. Una realtà dura, non confortevole, nella quale faticare.
Ora, posto che il mondo della pillola azzurra non esiste, anche nel caso dovessimo scegliere questa, prima o poi ci toccherà ingoiare la pillola rossa. Chiedere ai popoli argentini e Venezuelani per ulteriori indicazioni.