Governo 5 stelle-dem: come Romeo e Giulietta

«Sai, la gente è strana, prima si odia e poi si ama», cantava la strepitosa Mia Martini qualche anno addietro. Se si dovesse scegliere una colonna sonora come sottofondo a questi ultimi giorni di consultazioni per la formazione del governo, questo brano risulterebbe più che indicato, almeno per il verso sopracitato, la narrazione del mutamento di un sentimento da avversione profonda ad amore travolgente. Ricorda proprio la storia che sembra stia sbocciando tra Maurizio Martina, reggente del Pd in attesa delle primarie e Luigi Di Maio, l’ormai incoronato capo politico del Movimento 5 stelle. A sugellare l’unione, come abbiamo visto, in seguito al mandato esplorativo conferitogli dal Capo dello Stato Mattarella, potrebbe essere Roberto Fico, emblema dell’area più a sinistra del M5S. Si pensa addirittura alla sua figura come premier per mediare tra le anime non propriamente gemelle della coalizione. Ieri, al termine degli incontri con le due parti coinvolte, il Presidente della Camera ha espresso parole di soddisfazione: «Il mandato esplorativo che mi ha affidato il Presidente della Repubblica ha avuto un esito positivo, si conclude qui oggi». Questo, dunque, fa ben sperare in una accelerazione dei tempi per la nascita del novello esecutivo, dopo una marcia logorante durata quasi due mesi.
Come paiono lontani i tempi del veleno tra i due schieramenti! Ora un venticello melenso sembra soffiare su Palazzo Chigi, forse la futura capanna di lusso di questi due cuori. Proprio vero che chi disprezza compra, allora. Andiamo, però, a vedere che frecciatine (eufemisticamente) si lanciavano non tanto tempo fa, senza andare a rivangare troppo nell’arcinoto passato sanguinoso che li ha visti contrapposti in maggioranza e opposizione. Neanche tre mesi fa, ecco che dolci paroline si scambiavano Di Maio e il, per ora, politicamente defunto Matteo Renzi: «Renzi ci dice che noi abbiamo candidato nelle nostre liste un amico degli Spada. Rispondo io: ma lo dici proprio tu che hai preso i soldi da Buzzi e da Mafia Capitale per le elezioni?». A proposito del programma di governo, invece, il deputato dem Michele Anzaldi a gennaio attaccò: «20 punti di Luigi Di Maio? Costano almeno 140 miliardi all’anno, solo per quanto riguarda le misure quantificabili o quantificate. Quanto sette manovre finanziarie, ma in un solo anno».
Come in «Romeo e Giulietta» di Shakespeare, le due famiglie originarie di Martina e Luigino, tuttavia, proprio perché memori di questo vissuto, non sono così propense al matrimonio. Primo fra tutti il tesserato dell’ultima ora, il ministro uscente Carlo Calenda minaccia: «In caso di alleanza coi 5 stelle, mi dimetto». Sul web, la pagina Facebook «Matteo Renzi news» ha lanciato una campagna con l’hashtag #senza di me. Tra gli aderenti, Ivan Scalfarotto: «Siamo diversi per valori e scelte politiche»; Sandro Gozi riflette, invece, sul piano internazionale: «Nessuna garanzia sulla Nato e l’Europa, ecco perché dico no ai grillini», mentre Luciano Nobili è categorico: «Io non voterò la fiducia a un governo M5S».
Nessun esponente autorevole pentastellato, al contrario, si è esposto per scongiurare quest’alleanza, ma nella base si percepiscono malumori. Sono numerosi gli attivisti che vedono innaturale un rapporto con il Partito Democratico, da sempre imputato da loro come fautore di riforme dannose per il Paese, come garante di lobby e interessi particolari. Molti si domandano come si potrebbero modificare leggi come Jobs Act, Buona Scuola e SbloccaItalia stando a fianco di chi le ha messe a punto e l’area più antieuropeista, seppur sempre più accantonata dal leader Di Maio, non concepisce un’alleanza con uno schieramento così spiccatamente legato all’Ue e alla moneta unica. Sembra che ai vertici 5 stelle queste critiche arrechino parecchio fastidio, poiché potrebbero minare l’accordo con il Pd: pare che lo staff comunicazione voglia cercare di eliminare dalla rete ogni insulto da parte di pagine e utenti 5 stelle al Pd.
Proprio come nella tragedia di Shakespeare, inevitabilmente, si prospetta un suicidio (politico): per governare a tutti i costi, sia il Pd che i 5 stelle, ma soprattutto quest’ultimi, dovranno scalfire l’immagine che si sono creati nel corso degli anni, ponendo fine alla vita di ideali di purezza e battaglie aspre. Chissà se l’elettorato perdonerà. Quel che è certo è che, diversamente dagli innamorati Romeo e Giulietta, qui si tratta di un mero connubio d’interesse.