Il Credito Sociale: il nuovo «virus» che viene dalla Cina

Immaginate di trovarvi sotto lo sfondo distopico di un episodio di Black Mirror, la fortunata serie televisiva britannica che racconta la paradossale evoluzione delle tecnologie digitali in un futuro lontano. In questa nuova dimensione della vostra esistenza potete veder muoversi sulla scena la protagonista Lacie Pound, ragazza stupendamente affascinata dall’idea di essere popolare. I suoi dispositivi elettronici, telefoni intelligenti e a lenti standard, permettono di associare ad ogni persona sul globo un social scoring, ossia un punteggio sociale di apprezzamento e popolarità conferito dagli altri soggetti con cui entra in contatto nel quotidiano costituirsi dei rapporti interpersonali e delle operazioni commerciali. Tutti, dalle indisturbate persone fisiche che si muovono rispetto a lei su un piano di parità alle supreme e sovrane autorità pubbliche, sono addetti alla valutazione dei comportamenti di Lacie e tu, quale soggetto che si muove nell’orbita interpersonale di Lacie, non sei escluso dalla grande votazione popolare.

Anche tu, infatti, non solo sei titolare di un telefono intelligente che potrebbe permetterti di raggiungere le 5 stelle di popolarità, il Sacro Graal degli internetnauti, ma, essendo lecito l’accesso ad una banca dati comune, hai la possibilità di osservare il personal scoring degli altri utenti, così da valutare, sulla base del livello indicato di popolarità, la convenienza di instaurare con l’altro soggetto un rapporto di varia natura. L’indice di gradimento conseguito è molto più che un dato di gratificazione personale, ma costituisce lo strumento con cui ottenere dalle imprese pubbliche o private l’esecuzione di prestazioni gratuite in tuo favore, in misura del tuo grado di popolarità e affidabilità. Così, se gentilmente ti porgerai nei confronti del viandante assettato alla tua destra, il tuo personale profilo digitale potrebbe ottenere un proficuo incremento che non solo predisporrà Lacie, ancora ferma alla tua sinistra, ad avviare con te un’interazione intersoggettiva, ma soprattutto, ti renderà gratuito l’accesso ad un’ampia schiera di servizi dal valore proporzionale al tuo punteggio: un buono spesa per il gratuito accesso ai prodotti di un supermercato per una quantità di tempo pari ad una giornata, un biglietto per un treno ad alta velocità e su lunghe tratte valido per una settimana, l’accesso al pernottamento e soggiorno mensile in un hotel di lusso. Il tuo personal scoring, tuttavia, da oggi in poi seguirà l’individuale evolversi della tua vita sociale, soggetta a punti di svolta, potenziamento e decadimento, sicché una sola occasione di infausti incontri e scontri, come l’irritante battibecco con il vicino maleducato o il mancato pagamento di un debito pregresso, potrebbero drasticamente prosciugare il tuo punteggio. Sul tuo dispositivo potrebbe comparire l’espressione Game Over: la tua reputazione sociale e finanziaria potrebbe essere compromessa per sempre.

Nel 2020, l’esperienza che ti abbiamo raccontato è molto più che il fantastico racconto di un ipotetico futuro.
In Cina, il radicato deterioramento della fiducia dei cittadini nei confronti del prossimo, giunta secondo le statistiche ai suoi minimi storici, unito al forte impatto sociale e il conseguente irrobustimento delle controversie giudiziarie che potrebbe provenire dall’apertura di dossier spinosi sul rallentamento dell’economia, sul divario di ricchezza tra città e campagna, sull’incremento del tasso di inquinamento, urbanizzazione e invecchiamento, ha spinto nel 2014 il Consiglio di Stato, diretto da Li Keqiang, a predisporre un originale programma, volto a combinare la digitalizzazione e implementazione delle forme di controllo già esistenti con l’obiettivo di costruire una società ove regni, per mezzo dell’instaurazione di rapporti fondati su credibilità, fiducia e sincerità, l’armonia collettiva di cui parlava Confucio.
È nato così il Credito Sociale, il sistema che permette allo Stato, avvalendosi dell’alta soverglianza sul web e sui social network, della fitta rete di telecamere diffusa in tutto il territorio, della riunione in un’unica banca dati di informazioni personali, di osservare le azioni di qualunque cittadino e di qualunque impresa, sia essa nazionale o straniera, misurando con molteplici algoritmi il grado di rispetto della legislazione locale e statale, con il risultato di assegnare a ciascun soggetto un punteggio personale, visibile a tutti, corrispondente al proprio social credit e utile al conseguimento di prestazioni gratuite da parte dello Stato sotto forma di ricompensa.

I buoni e virtuosi, ossia le persone fisiche che effettuano donazioni di sangue, che si occupano di volontariato civile e di beneficienza, che accompagnano i propri genitori e nonni ad una visita medica, oppure le imprese che agiscono in modo conforme agli standard tecnici predisposti dai regolamenti interni di mercato e riservano a clienti e fornitori un trattamento rispettoso delle misure di legge, sono inserite in una red list e secondo il governo di Pechino risultano meritevoli di agevolazioni fiscali, di corsie preferenziali negli appalti pubblici e di tempi minori di attesa per una visita medica, mentre i cattivi, ossia le persone che attraversano le strisce pedonali con semaforo rosso, che si dedicano eccessivamente all’uso dei videogiochi, che sono diffusori sui social network di fake news o di manifestazioni di dissenso nei confronti delle pubbliche autorità, oppure le imprese che sono propagatrici di frodi, che hanno eseguito violazioni di licenze, che sono state coinvolte in scandali relativi al livello di sicurezza di lavoratori e consumatori, sono inseriti in una black list, sono costretti al ludibrio sociale e vengono soggetti alla punizione disciplinare delle agenzie governative, che può consistere nell’impossibilità di acquisire un biglietto per il cinema, per un viaggio in treno, nell’incapacità di iscrivere il proprio figlio ad una scuola o in un’universite d’elite, nell’obbligo di pagare imposte più alte.

A preoccupare gli investitori internazionali non è solo l’assenza di un’unico standard nazionale di misurazione, con la conseguente presenza di molteplici criteri individuati dalle autorità locali e la possibilità che imprese operanti nel mercato cinese siano sottoposte a diversificati regolamenti e indici di credibilità sociale, ma anche il potente carattere discrezionale dell’autoregolamentazione locale portatore di discriminazioni e disparità di trattamento, la prospettiva che tale sistema venga adoperato da Pechino come leva nei conflitti commerciali, come strumento extra-legale contro specifiche aziende. Il sistema di credito, infatti, è già oggetto di discussione nelle trattative con i paesi che aderiscono al progetto della nuova via della seta e potrebbe essere adottato nei serrati negoziati commerciali tra Stati Uniti e Cina come risposta al protezionismo trumpiano.

Ed è proprio negli Stati Uniti, tuttavia, che le operazioni cinesi di controllo sociale vengono imitate. Il virus cinese, infatti, sembra aver contaminato le politiche di Silicon Valley e dell’industria tecnologica. La sorveglianza dei social media viene applicata per l’avvio del processo di identity resolution, con cui molteplici dati relativi ad un determinato invididuo digitale vengono aggregati e ricondotti ad un’identità digitale, per la quale appare un social scoring individuale leggibile dagli algoritmi di Amazon, ebay, Facebook e Netflix e valido ai fini del conseguimento di benefici e vantaggi commerciali, come privilegi legati ai trasporti, agli alloggi, alle comunicazioni, alle tariffe per i servizi. Diversamente dal fenomeno cinese, però, i sistemi statunitensi di credito sociale non sono costruiti e gestiti da un’unica autorità centrale governativa, ma ideati, controllati e applicati da diversificate aziende private, le social media company. Una comunità di consumatori in espansione è così titolare di un vasto campo di diritti di credito, conferiti da aziende private che si muovono emanando una regolamentazione extra-legislativa di cui sono finali applicatori, su sollecitazione degli stessi consumatori creditori, mentre un’altrettanto larga fetta di consumatori, emergente come non virtuosa secondo i criteri stabiliti, è sottoposta a sanzioni. Tali fenomeni, pertanto, appaiono come un fondamentale punto di svolta nell’erosione delle prerogative di intervento statale nell’esercizio dei pubblici poteri. I pesanti e lenti apparati burocratici statali, i legislatori inerti e poco attenti, potrebbero essere soppiantiati dalla concorrenza legislativa delle social media company? È ammissibile che stabilire e ristabilire l’armonia sociale e collettiva diventi compito delle imprese?