Il report sui consumi di energia e le emissioni di gas serra nel 2020

Pochi giorni fa Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, ha rilasciato i report di monitoraggio del 2020, che in particolare riguardano i consumi di energia e le emissioni di gas serra rispetto al 2019. I dati, divisi per trimestre, sono più significativi rispetto agli anni scorsi, perché con la pandemia si possono dare letture diverse e trarre conclusioni sotto altri aspetti.

Nei primi tre mesi, con marzo che ha visto il lockdown anche di tutte le attività produttive, il report lega il calo del consumo di energia alla discesa del Pil. L’andamento economico ha infatti visto una percentuale negativa del 4,9%, mentre quello dei consumi energetici una discesa del 5,5%. Il calo delle emissioni è dovuto, in particolare, ai trasporti (-9%), al minor consumo di energia (-7,3%) e all’industria (-5%). A marzo, mese clou del lockdown, c’è stato un calo significativo di produzione di energia elettrica (10,2%) e termoelettrica (16%), oltre a un crollo di richiesta dei combustibili necessari ai trasporti, come benzina, gasolio e GPL (dal 41 al 53%).

Una menzione la merita anche aprile, mese in cui si son protratte la maggior parte delle chiusure, tanto che le diverse riduzioni si son accentuate in modo addirittura maggiore rispetto a marzo. La produzione di energia elettrica si è infatti ridotta del 17,2% e quella termoelettrica del 21,4%. Il consumo di combustibili per i trasporti è stato ancora più marcato, registrando picchi del 73% tra benzina e GPL. Una differenza con il mese di marzo riguarda i consumi di gas, che hanno visto un calo del 21% rispetto al +4% del mese precedente.

Su base annua, a fine dicembre, notiamo che la riduzione delle emissioni, rispetto al 2019, riguarda tutti i settori ed in particolare la produzione di energia (-12.6%), l’industria (-9.9%), i trasporti (-16.8%) e il riscaldamento domestico (-5.8%). A fronte di una diminuzione della produzione industriale annuale dell’11,4%, la diminuzione di richiesta di energia elettrica è del 5,3% e la produzione di energia termoelettrica segna un -6,4%.

Dalla lettura di questi dati escono vincitori due settori. Il primo è quello delle rinnovabili che, registrando un aumento di produzione di energia in tutti i trimestri, è in parte responsabile del calo di produzione termoelettrica; il secondo è invece quello dell’allevamento e dell’agricoltura: le emissioni son giudicate costanti e responsabili solo del 7% delle emissioni totali. Sommando le diverse voci, si nota che i maggiori responsabili delle emissioni di gas serra sul suolo italiano sono il settore industriale e dei trasporti, responsabili rispettivamente del 44,7% e del 24,5% del totale.

Le dichiarazioni del senatore e responsabile nazionale del Dipartimento Agricoltura di Fratelli d’Italia, Luca De Carlo, vanno in questo senso: «Quello che abbiamo sempre sostenuto ora è messo nero su bianco anche da ISPRA: non sono gli allevamenti italiani il problema delle emissioni di gas, ma il traffico e la produzione industriale. Invece che colpire i virtuosi allevatori italiani, si colpiscano quelle nazioni che adottano metodi intensivi decisamente inquinanti. Potremmo chiamarlo effetto-Covid: questo calo è infatti dovuto soprattutto alle chiusure e al lockdown che hanno segnato lo scorso anno. Mentre le fabbriche e le scuole venivano chiuse, con relativo stop o calo di utilizzo per i mezzi di trasporto, gli allevamenti hanno continuato la loro attività».  

Il settore dell’allevamento italiano, che già vanta una qualità e dei controlli superiori ad altri Paesi, si fa sentire quindi anche sul fronte delle emissioni: è possibile ridurre l’impatto sia nazionale sia globale delle emissioni, ma solo se ogni settore e ogni Paese fa la propria parte.