Bitonci, il sindaco di tutti?

Carissimo Bitonci,

prima di rivolgerci direttamente a lei, vorremmo fare una breve premessa per tutti i lettori non padovani di questo blog. Lei è il sindaco che ha incentrato la sua campagna elettorale sulla promessa di pulire Padova da vu-cumprà (usando un termine utilizzato da un suo potenziale compagno di merende), mendicanti, extracomunitari, comunisti e tutti coloro che per varie ragioni non fanno parte dell’élite a cui lei appartiene. Si può dire che qualche sforzo per mantenere queste promesse lo sta facendo, e non è da tutti. Ma è doveroso anche dire che a parte questo lei non ha fatto nulla. Come abbiamo già scritto in un altro articolo, ad un osservatore esterno, ignaro dei suoi trascorsi a Cittadella (trascorsi vanagloriosi, a dire di molti), sembra che lei stia continuando a fare campagna elettorale. Non entriamo nel merito delle questioni da lei affrontate, preferiamo rimanere ancora sul generale: il suo mandato di sindaco è iniziato già da più di due mesi e, a parte le sue supercazzole che riempiono le colonne dei giornali, non si è visto altro. La smetta per favore, per il bene di tutti i cittadini e i “cittadini di fatto” di Padova: viviamo una città che ha bisogno di cambiare, per diventare un centro cosmopolita che rifiuta ogni forma di razzismo, discriminazione e violenza. A parlare non è un comunista, se non lo sapesse. Non vogliamo giudicarla dal partito a cui appartiene, il quale non ha mai goduto di alcuna considerazione da parte nostra, ma devo confessarle che, da spettatore imparziale visto che non voto a Padova, ero molto curioso quando ho visto i risultati del ballottaggio. Non vogliamo lasciarci andare a revanscismi personali (che peraltro non proviamo), ma anche il fatto che sia lei che il suo socio Maurizio Saia abbiate evitato ogni dialogo con una stampa (questo blog nello specifico) che voleva discutere in maniera costruttiva del vostro operato può significare che siate abituati a non avere contraddittorio, elemento essenziale di una democrazia. “La stampa è il cane da guardia del potere”, scomodando Pulitzer: una discussione (costruttiva si intende) fra stampa e potere dev’essere incoraggiata se, soprattutto da parte del potere, non si tratta di un dialogo fra sordi.

Possiamo capire che lei abbia le sue idee e che deve rispettare le discutibili promesse fatte in campagna elettorale, ma lei deve comprendere che Padova non è Cittadella: non si può farla diventare una città non vissuta, pronta per essere esposta in un museo della perfezione. Non c’è vita nella perfezione: la perfezione è morte, staticità. Forse questo andrà bene ad un’élite che l’ha eletta a portavoce della battaglia contro Ivo Rossi e i comunisti. Infatti si è visto Zanonato dove è finito: a twittare dall’Europarlamento. Non le chiediamo di rinnegare le sue idee, ma di cercare una discussione, non con noi (non abbiamo cotante ambizioni) ma con chiunque non le si prostri appena la vede. Lei sta annichilendo ogni speranza non solo della sinistra, ma anche quella di molti liberali che si incazzano a vedere le proprie idee affiancate alle sue, “tanto tutta la destra è così”. Sì, e poi tutta la sinistra (Renzi compreso) è comunista. Favolette.

Lei sta continuando da oltre due mesi a postare su Facebook frasi come “Inneggiare alla disobbedienza civile contro la regolamentazione dell’accattonaggio, facendo passare i mendicanti petulanti organizzati per dei poveri che chiedono carità” mentre abbiamo una città con dei mezzi di trasporto pubblici pietosi, tanto per fare un esempio.

La smetta di fare politica con le chiacchiere da bar.

Se ha voglia di risponderci, noi siamo disponibili a pubblicare la sua replica.

Cordiali saluti

Tito G. Borsa