Nel caos dei media nasce l’informazione disinformativa

Accanto all’informazione diseducativa sta prendendo piede la piaga dilagante dell’informazione disinformativa. Nient’affatto un ossimoro, quello sopracitato è un fenomeno che ha preso e continua a prendere piede nella società del Ventunesimo secolo, in cui la vita quotidiana è affiancata in maniera capillare dai mass media, fonti eterne di informazione accessibile a chiunque. Ed è proprio questo il problema: la quantità di informazioni che giornalmente riceviamo è proporzionale alla loro qualità?
Fonti poco attendibili generano un tam tam informativo sbagliato alla radice, che ingigantisce mano a mano che avanza, creando aspettative sbagliate negli ascoltatori: come una pioggia intensa diviene una bomba d’acqua, passiamo dal riconoscere come capro espiatorio i campi elettromagnetici come fonte di ogni male all’olio di palma, apocalittico ingrediente che, fino alla sua demonizzazione, stava sulla stragrande maggioranza delle etichette senza eccessivi allarmismi. Le notizie, gonfiate, pompate fino al punto di rottura con la realtà per incentivare il maggior numero di spettatori o lettori a usufruire di tal servizio, rischiano non solo di implodere nel loro stesso sistema viziato dall’esagerazione, ma stanno già ledendo gli ascoltatori che, ignari di ogni cosa, subiscono giorno dopo giorno un processo di assuefazione e di progressiva disinformazione che, invece di arricchirne il pensiero, li svuota completamente. Ormai assillato ed esasperato dal continuo sottofondo drammatico di notiziari, giornali, notizie sui social, lo spettatore medio non presta quasi più cura di ciò che gli accade intorno, oramai abituato a essere sottoposto e sovraccaricato di informazioni che quasi non lo toccano più, come se la notizia di un cucciolo di gatto salvato da un tombino toccasse le stesse corde emozionali di un bambino trovato morto sulla spiaggia.
In tutto ciò si perde il senso del reale, il vero scopo dell’informazione di massa, condensando il tutto in un unico calderone di gozzoviglie, rimestate a piacere ed infiocchettate ad hoc per essere servite dai media a noi, poveri disillusi spettatori che ancora crediamo nella libertà di scegliere cosa ascoltare e cosa no. Nonostante si pensi comunemente che le fasce a rischio siano solamente quelle dei più giovani, numerosi studi compiuti durante il secolo scorso (per esempio, la teoria dell’ago ipodermico di Lund e Lasswell) ci dimostrano che, in realtà, sono i più giovani ad avere una maggior capacità critica ed apertura mentale di fronte ai problemi, che si viene mano a mano ad assopire col passare degli anni, come un orecchio che diviene sordo a causa delle ripetute esposizioni acustiche. L’adulto che viene a crearsi, bombardato durante la sua crescita da esposizioni mediatiche eccessive, chiassose ed esasperate ad arte diventa sordo  e cieco a tutto ciò che gli accade intorno, immune ad ogni notizia, sia essa di cronaca o spettacolo.
Siamo davvero sicuri di non aver solamente esteso il chiacchiericcio di città in un chiasso globale attraverso un cavo?