Italia razzista? Uno dei paesi più accoglienti al mondo, invece

Lo scioglimento delle Camere, sancito dal decreto firmato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ha affossato anche le ultime possibilità di approvazione della controversa legge sul diritto di cittadinanza, ovvero il cosiddetto Ius soli.
La norma, criticatissima dalla maggior parte delle forze politiche italiane, ma sostenuta invece da parte del Partito Democratico e dalle principali correnti di sinistra, prevedeva la sostituzione della precedente legge sul diritto di cittadinanza (detta Ius Sanguinis) con una molto più permissiva.
I punti salienti della legge proposta erano sostanzialmente i seguenti: diritto di cittadinanza per i figli di stranieri nati in Italia i cui genitori risiedessero legalmente nel nostro paese da almeno 5 anni, se i richiedenti fossero stati cittadini extracomunitari, il parametro si irrigidiva aggiungendo alle condizioni necessarie anche la necessità di avere un reddito non inferiore all’importo annuo dell’assegno sociale, di disporre di un alloggio che risponda ai requisiti di idoneità previsti dalla legge e di superare un test di conoscenza della lingua italiana.
Altra via prevista dal testo della proposta di legge per ottenere la cittadinanza italiana, sarebbe stata quella dello Ius Culturae, ovvero la possibilità di ottenere la cittadinanza passando attraverso il sistema scolastico italiano.
Questa parte della norma, avrebbe previsto che i minori stranieri nati in Italia o arrivati entro i 12 anni che abbiano frequentato le scuole italiane per almeno cinque anni e superato almeno un ciclo scolastico (scuole elementari o medie) potessero richiedere la cittadinanza italiana. I ragazzi nati all’estero poi, ma arrivati n Italia fra i 12 e i 18 anni avrebbero potuto ottenere la cittadinanza dopo aver abitato in Italia per almeno sei anni e avere superato un ciclo scolastico.
Con la vergognosa messa in scena del Senato della Repubblica però, che ha visto le sistematiche assenze di molti esponenti di tutte le parti politche in gioco, non si è raggiunto il numero legale per il dibattito, e la norma è stata messa al macero.
La legge sulla cittadinanza italiana, rimane perciò il cosiddetto Ius Sanguinis, ovvero il diritto legato al sangue, Questa norma del 1992, modificata successivamente, prevede che possano ottenere la cittadinanza tutti i bambini nati da entrambi i genitori italiani, un genitore italiano e uno straniero, i figli di genitori stranieri residenti in Italia da almeno 10 anni o che siano nati in Italia e abbiano raggiunto la maggiore età vivendo ininterrottamente e legalmente nel nostro paese, il coniuge straniero di cittadino italiano e una serie di altri casi di minore importanza in quanto dipendenti da situazioni oggi non realizzabili o da pratiche in disuso.
Il progetto di legge naufragato con la mossa politica del Senato della Repubblica, perciò, non dovrebbe essere riproposto in futuro, sebbene alcuni esponenti politici di ambito Dem abbiano più volte e con fare quasi minaccioso, sostenuto che in ogni caso verrà ritentata la carta Ius Soli.
In un paese vittima di un flusso costante di immigrazioni irregolari, questo parrebbe essere un bene, soprattutto in considerazione del fatto che l’Italia è un paese di per se già molto garantista in termini di diritti.
I figli di cittadini stranieri godono infatti dei medesimi diritti dei loro coetanei italiani, dall’istruzione alla sanità, dal welfare al diritto ad una abitazione decorosa.
Tutti coloro che sostengono che l’Italia sia un paese fascista, razzista, anti-moderno, dovrebbero farsi un esame di coscienza e rendersi conto di quanto sia inesatto questo pensiero. A oggi, il nostro è uno dei paesi più accoglienti al mondo, e che più si adopera in termini di soccorso e sostegno alla vita.
Se è vero però, che il diritto di cittadinanza va guadagnato, una riflessione andrebbe posta sulla questione dello Ius Culturae, facendo riferimento a chi cittadino italiano lo è gia.
Siamo realmente sicuri che per partecipare alla vita politica di un paese basti esserci nato e aver raggiunto la maggiore età? Vista la coscienza politica e soprattutto la disinformazione serpeggiante tra le masse che spesso sfocia nei peggiori populismi, forse il progetto di un diritto legato alla cultura e in particolare ad un test di cittadinanza rivolto a chi cittadino lo è già non sarebbe così sbagliato.