La funzione dei teatri anatomici e degli orti botanici nel Rinascimento

Nelle grandi rivoluzioni interne al periodo rinascimentale, si distinsero in particolare due nuove strutture universitarie con finalità didattiche: i teatri anatomici e gli orti botanici.

Durante il Rinascimento si riscontrarono degli importanti cambiamenti anche all’interno della didattica dell’anatomia, che sovvertirono le consuetudini rimaste intatte nel corso di tutto il Medioevo. In particolare, Andrea Vesalio, importante professore di Anatomia all’Università di Padova e padre della rivoluzionaria opera «De Humani Corporis Fabrica», risalente al 1543, comprese l’importanza di superare la divisione medioevale tra la figura del professore di anatomia e del chirurgo. Fino alla riforma apportata da Vesalio, infatti, il professore si limitava a leggere agli studenti i testi teorici, senza adoperarsi personalmente nelle dissezioni. Quest’ultima attività era ad appannaggio del chirurgo, sottodimensionato e appartenente alla corporazione dei barbieri, che aveva il compito di collegare la teoria letta dal professore alla realtà pratica della dissezione dei cadaveri. Mediante una critica alla dottrina dei medici galenici, Vesalio sottolineò l’importanza dell’unione tra teoria e pratica, riunificando le due figure e iniziando personalmente a svolgere le dissezioni di fronte ai propri studenti.

Sulla base della variante didattica dell’anatomia, nella metà del 1500 le università italiane si dotarono dei teatri anatomici. Dapprima furono strutture mobili, e solo successivamente ci fu un consolidamento mediante la costruzione di vere e proprie strutture fisse. In particolare, per quanto riguarda il contesto italiano (che dettò il passo al resto d’Europa) le prime a dotarsene furono le università di Padova e di Bologna. I teatri anatomici erano delle strutture sviluppate per consentire una visione rialzata a 360 gradi, dove gli studenti presenziavano dall’alto alla dissezione svolta personalmente dal professore in una posizione centrale. Tali dissezioni non erano esclusivamente un rito con finalità didattiche: infatti, ad assistervi venivano invitate anche importanti personalità della società civile e politica, fatte posizionare nei primi piani. Per distendere la situazione, prima dell’ingresso del docente, un’orchestra era incaricata di creare la giusta atmosfera nel pubblico.

Generalmente, il cadavere sottoposto alla dissezione era quello di un condannato a morte a cui, una volta terminata la pratica anatomica, veniva dedicata una messa. Oltre al contesto italiano, i teatri anatomici si svilupparono anche nel resto d’Europa: il primo fu a Leida, in Olanda, mentre a Londra fu inaugurato nel 1518.

Un altro luogo universitario pensato e realizzato per finalità didattiche fu l’orto botanico. Esso aveva la funzione di raggruppare un numero molto ampio di piante in un unico grande giardino, permettendo un’attività didattica agli studenti. I primi orti botanici si svilupparono nell’attuale Italia a metà del 1500: a Padova, nel 1545, grazie al professore Francesco Bonafede, e Pisa, nel 1543, per input di Luca Ghini.

In origine vi furono i giardini dei cosiddetti semplici, posizionati nelle vicinanze degli ospedali e dei conventi al fine di permettere un immediato reperimento di piante utilizzabili rapidamente per finalità mediche. In particolare, il professor Francesco Bonafede, considerando gli innumerevoli errori di classificazione riscontrati nei testi teorici, chiese la costruzione dell’orto botanico di Padova come luogo da curare attraverso un’attività didattica svolta in collaborazione con i suoi studenti. Proprio l’orto botanico di Padova, nel 1997, fu dichiarato patrimonio dell’Unesco.

Allargando la visione al resto d’Europa, gli orti botanici furono sviluppati solo a partire dalla fine del 1500. Tra i più importanti troviamo: Heidelberg (1593), Montpellier (1598), Oxford (1621) e Parigi, nel 1640, con «Le jardin du Roi».