La notizia da Frosinone che forse era meglio non dare (perché non c’era)

È a causa della pagina Instagram «Commenti memorabili», che conta oltre 3 milioni di follower, che si è diffusa una notizia che era confinata sul giornale online Frosinone Web. Il titolo è piuttosto eloquente: «Va a prostitute e trova la moglie». Una notizia «perfetta» per gli standard dell’«informazione» online: un evento improbabile che riguarda il sesso. Il problema è che la notizia, il motivo per cui il 1 novembre avrebbe dovuto uscire un articolo, non è quella riportata nel titolo.

Prima di proseguire oltre cerchiamo di riassumere l’articolo di Frosinone Web, testata giornalistica registrata al tribunale di Frosinone: in un articolo di circa 1500 battute, poco meno di 1000 (due terzi) sono dedicati al racconto di quando, nel 2019, due uomini decidono di «rallegrarsi la serata con qualche prostituta» e lì trovano la moglie di uno dei due che la aggredisce e la trascina in macchina. I due uomini vengono denunciati per sequestro di persona in concorso, lesioni e rapina. Dopo 990 battute apprendiamo che prima che iniziasse il processo, la vittima e il marito erano tornati in Romania, Paese di provenienza di entrambi. Lì, in un momento non ben precisato, l’uomo ha ucciso la moglie prima di suicidarsi. Nelle ultime 243 battute dell’articolo scopriamo che l’altro uomo che era finito a processo è stato condannato a tre anni di carcere.

Un articolo che, se proposto a un esame di Stato per diventare giornalista professionista, porterebbe a una bocciatura immediata. Chi scrive ha contattato l’avvocata Marta Campoli, che ha difeso l’unico imputato sopravvissuto. L’avvocata ci ha spiegato che la notizia non è ovviamente l’uomo che «va a prostitute e trova la moglie», visto che ciò è avvenuto nel 2019, e neanche l’omicidio della donna e il suicidio del marito imputato. L’aggiornamento riguarda la condanna a tre anni dell’altro uomo. La notizia è stata relegata in coda all’articolo e liquidata in 243 battute, il 16,5% dell’intero pezzo.

Piccola parentesi sull’omicidio-suicidio. Abbiamo chiesto a un’amica di madrelingua romena di dare un’occhiata ai giornali online locali in cerca della notizia. La risposta è non ci sono articoli a riguardo: l’unico utilizza come fonte quello di Frosinone Web. Questo non vuol dire che si tratti necessariamente di una bufala, però abbiamo ritenuto doveroso comunicarvi anche questo aspetto della nostra ricerca.

Premesso che di come dà le notizie Frosinone Web ci interessa fino a un certo punto, siamo qui a raccontarvi questa storia perché è un punto di partenza per fare un discorso. Sappiamo bene che «Va a prostitute e trova la moglie» sul web è un titolo molto più accattivante di «Aiutò il marito a picchiare e rapinare la moglie, condannato a tre anni». Però la notizia era quest’ultima, non la prima. E non è una notizia innocua, che fa sorridere perché paradossale: stiamo parlando di una donna che viene picchiata mentre esercitava un lavoro sessuale, una donna che successivamente viene uccisa dal marito. I titoli «acchiappalike» sono un problema, ma quando riportano alla luce dopo due anni una violenza di questo tipo in modo assolutamente gratuito sono vergognosi.

Ma proviamo a mettere (faticosamente) da parte le questioni metodologiche e proseguiamo. Un articolo di questo tipo, corredato dalla solita immagine cringe di quattro o cinque donne vestite con abiti corti o in minigonna che vorrebbe identificare «la prostituzione», è normale che finisca su pagine come «Commenti memorabili», di cui parlavamo dall’inizio dell’articolo. Questa pagina raccoglie dei post con commenti più o meno spiritosi degli utenti. E nei commenti al post in cui viene condivisa la «notizia» di Frosinone Web ovviamente si ritrovano battute becere (che vi risparmiamo) di utenti che, come succede troppe volte con le notizie online, si sono fermati al titolo.

Sicuramente ci sarà anche qualcuno che, pur avendo letto l’articolo, ha trovato la vicenda divertente nonostante si tratti di una storia di violenza che culmina nel femminicidio della sex worker e nel suicidio di chi, in compagnia dell’uomo condannato a tre anni, quando l’aveva vista lavorare l’aveva picchiata e trascinata per i capelli in macchina. Ma alla base di queste «battute» c’è sicuramente un titolo a dir poco sbagliato. E anche un articolo sbagliato.

Proviamo a vedere un altro giornale online, l’unico (insieme a Frosinone Web) su cui siamo riusciti a trovare la notizia. Il sito si chiama «Lapoliticalocale.it» e titola: «Frosinone – Accusato di sequestro di persona in concorso e rapina, ciociaro condannato». Qui il titolo è corretto, dà la notizia che è, lo ricordiamo, la condanna. Anche qui purtroppo la notizia non è certamente data in modo esemplare, per usare un eufemismo, come troppo spesso accade quando si parla di sex work. La moglie «stava esercitando sul marciapiede il mestiere più antico del mondo», mentre l’omicidio della donna e il suicidio del marito vengono definiti un «colpo di scena».

Abbiamo sentito l’esigenza di raccontarvi questa storia per tre motivi: l’utilizzo eccessivo e fuorviante dei titoli «acchiappaclick» che non fanno altro che distorcere una notizia (e darla, anche involontariamente, in pasto a chi commenta facendo ironia su una tragedia), l’ulteriore distorsione che si ha quando si utilizza l’83,5% dell’articolo per raccontare una notizia vecchia di due anni solo perché fa più visualizzazioni e infine la narrazione sbagliata quando si parla di sex work. Su questo vi rimandiamo a un post sul profilo Instagram di Giulia Zollino, antropologa, educatrice sex e attivista per i diritti dei sex worker, nonché sex worker lei stessa. Mettere le solite foto di donne vestite in modo sensuale, parlare di «mestiere più vecchio del mondo», utilizzare il termine «meretricio» non fanno altro che continuare a sfruttare dei luoghi comuni sul lavoro sessuale che hanno fatto il loro tempo.