La politica economico-monetaria UE ai tempi del Covid-19

Le conseguenze economiche della crisi pandemica causata dal Coronavirus si stanno sviluppando velocemente. In poche settimane sono caduti sacri dogmi europeisti basati sulla scarsità della moneta. Mentre tutte le banche centrali nazionali acquistano senza limiti per frenare la caduta, nell’Unione Europea e, più precisamente, all’interno dell’Eurozona, ci troviamo limitati dai principi dei Trattati.

La Banca Centrale Europea deve agire, ma dando sempre l’impressione di fare il minimo indispensabile per mostrare la sua presenza, pena l’indignazione nordica che culturalmente vede l’ipotesi della monetizzazione del deficit come un sussidio agli spreconi del sud. L’equilibrio in cui agisce la Lagarde è quindi un filo sottilissimo e pericolante. Tutti attendono la sentenza della Corte Costituzionale Tedesca, che dovrebbe arrivare il 5 maggio prossimo e potrebbe ribaltare il tavolo.

Qualora la Corte Tedesca sentenziasse come incompatibile con i principi costituzionali tedeschi il programma PSPP (Public Sector Purchase Programme) della BCE, che acquista titoli emessi dai governi e dalle istituzioni internazionali dell’Eurozona, ciò potrebbe scatenare reazioni a catena della Bundesbank. come il ripudio del programma e quindi l’indisponibilità a proseguirne l’attuazione. Potrebbero esserci anche richiami all’ultimo programma, l’ormai famigerato PEPP (Pandemic Emergency Purchase Programme), con identiche conseguenze.

Quale sarebbe la reazione della BCE e delle altre banche centrali nazionali rispetto a quest’ipotetica scelta della Corte Tedesca? La Banca d’Italia ha specificato in un’audizione parlamentare che ciò avrebbe ripercussioni esclusivamente per la Bundesbank. Per evitare che la creazione di moneta generata dagli acquisti di questi programmi finiscano a inflazionare (conosciamo la concezione tedesca d’inflazione) la sua economia, la Germania potrebbe decidere, in breve tempo, di mettere il controllo dei movimenti di capitale, isolandosi all’interno del sistema target 2. Sarebbe la premessa per un’uscita dall’alto della Germania.

Un andamento del genere darebbe l’opportunità alla BCE di attuare una politica monetaria finalmente in linea con le altre banche centrali nazionali, anche perché l’Italia non è certo l’unico Stato in difficoltà in questo momento. Se andiamo a verificare i fondamentali economici italiani rispetto a quelli francesi, fatto salvo il famoso rapporto debito/pil particolarmente alto e che rischia di tendere oltre il 150% a breve, l’Italia ha un invidiabile avanzo commerciale generato a lacrime e sangue dall’austerità imposta dal governo Monti, ha una posizione sull’estero sostanzialmente priva di debito e un risparmio privato importantissimo, che genera chiare reazioni in Germania.

Articolo di Handelsblatt

In questo articolo, la stampa tedesca fa notare come l’Italia abbia un’invidiabile risparmio privato, ben più sostanzioso rispetto a quello degli stessi contribuenti tedeschi. Perché mai dovrebbero salvarci col MES, strumento di salvataggio per chi perde l’accesso ai mercati, non essendo l’Italia bisognosa di alcun aiuto? Insomma, se può farcela da sola, agisca da sola. L’articolo propone una patrimoniale che rastrelli parte della ricchezza privata degli italiani per finanziare i costi della pandemia. Mossa che rischierebbe un effetto domino sulle banche.

In ultima analisi, come ormai anche la stampa mainsteam ha ammesso, le condizionalità per l’accesso al MES esistono e non poteva essere altrimenti, visto l’articolo 136.3 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea e con loro esiste pure la sorveglianza rafforzata, visto l’articolo 2 del regolamento 472/2013. Lo stesso regolamento, all’articolo 7 paragrafo 5 ci spiega come le condizionalità possano essere modificate a posteriori, con una votazione a maggioranza qualificata del Consiglio. Insomma, il MES sanitario non è altro che una trappola per topi. La trappola per topi pare l’unico strumento in gioco, visto che il Recovery Fund, tanto propagandato da Conte, non è altro che un’etichetta tutta da costruire e finanziata dal bilancio UE, dove siamo contributori netti, con entrata in funzione nel gennaio 2021 (nel migliore dei casi); il SURE ci vede dover mettere garanzie in anticipo ed entrerà in funzione solo quando tutti gli Stati dell’intera Unione Europea avranno aderito e, l’ultimo strumento, la BEI, dovrà prima essere ricapitalizzata.