L’acqua sarà ufficialmente oggetto di speculazione finanziaria entro il 2020

La speculazione non si arresta di fronte a nulla. Tutto può diventare oggetto di giochi di borsa e fonte di profitto in questo mondo dominato dal mercato. Perfino un bene comune così prezioso, da preservare e da assicurare alla comunità tutta, come l’acqua non ne è esente.
L’oro blu, infatti, entro la fine di questo 2020 che non finisce mai di proporci sorprese poco gradite, diventerà un contratto future, analogo a quelli già istituiti per altre commodity.

Andiamo per gradi. Che cosa si intende per contratto future? I futures sono contratti a termine standardizzati per poter essere negoziati facilmente in una borsa valori. Essi obbligano a un acquisto differito a un prezzo prefissato.

Invece, che cos’è una commodity? Si tratta di un inglesismo che sta a indicare un bene indifferenziato, poiché  è tale indipendentemente da chi lo produce. Tra questi, troviamo i metalli e il petrolio. Inoltre, una commodity deve essere agevolmente immagazzinabile e conservabile nel tempo,  senza che le sue caratteristiche originarie vengano meno e il suo prezzo è stabilito dal mercato.

Ciò premesso, andiamo a scoprire che cosa accadrà all’acqua.

ll Cme Group, la più importante piazza finanziaria dei contratti a termine a livello globale, in collaborazione con il Nasdaq, ha fatto sapere della creazione del primo future sull’acqua.

Niente di simile era mai accaduto. Si può affermare, infatti, che sia stato valicato quel limite etico che teneva lontano da queste manovre di business un tesoro naturale e determinante per la vita umana come l’acqua. Ora, invece, questa risorsa indispensabile sarà trasformata in una commodity e, di conseguenza, subirà gli effetti della speculazione finanziaria, la quale non si esimerà certamente dal guadagnare da siccità e varie crisi idriche.

Questo future debutterà nel quarto trimestre sulla piattaforma Globex e utilizzerà come sottostante il Nasdaq Veles California Water Index, che a sua volta rispecchia il prezzo dei diritti sull’acqua in California: un mercato da 1,1 miliardi di dollari.

Il Cme tende a nobilitare i suoi affari sulla pelle della popolazione mondiale giustificandoli con l’utilità di questo contratto future, adducendo che esso potrà essere adottato come strumento di risk management, per supportare i comuni, le aziende agricole e le industrie che dovranno affrontare i rischi economici derivati dalla scarsità d’acqua.

Il Cme, però, pensa in grande e non si limita certo a queste prospettive. Più avanti, infatti, il future dell’acqua potrebbe non avere solo una portata locale: il Cme si augura che questo diventi un indice benchmark, una specie di strumento capace di segnalare il livello di allarme sull’acqua su scala mondiale.

In effetti, le previsioni sulla disponibilità di acqua non possono reputarsi rosee. Quasi due terzi della popolazione terrestre potrebbe dover fronteggiarne carenze entro il 2025, come afferma lo stesso Cme: «La scarsità di acqua è certamente una delle maggiori sfide con cui tutti nel mondo oggi devono confrontarsi». Sarà proprio per questo che la speculazione vi si è fiondata come un avvoltoio su un cadavere inerme.
Tra questi investitori senza scrupoli figura Michael Burry, nome noto per aver scommesso contro il disastroso fenomeno dei mutui subprime, il quale già da anni si è concentrato sul campo idrico. Non un segnale incoraggiante per gli interessi della popolazione mondiale.