Le Cronache del Grande Regno Universale, la sfida di Aileen: la recensione

Autrice: Eleonora Baliani

Titolo: Le Cronache del Grande Regno, la sfida di Aileen

Casa Editrice: Prospettiva Editrice

 

A Nuvolandia è successa una cosa terribile e all’apparenza irreparabile: la pergamena che tiene unito il Grande Regno Universale è appena stata distrutta da un oscuro essere misterioso. La piccola Aileen, unica superstite, si trova a fronteggiare una lunga ricerca prima che la catastrofe messa in moto giunga al punto di non ritorno. Come suggerisce il titolo, sarà per lei una vera e propria sfida contro il tempo, le sue paure e i suoi timori. Non mancherà di incontrare presto i suoi compagni e assieme a loro intraprenderà un viaggio non solo fisico, ma anche psicologico e interiore, di scoperta di sé stessa e crescita.

Già dalla trama si notano i primi cliché triti e ritriti nel genere fantasy del viaggio-ricerca. Si pensi alla Nihal di Licia Troisi o al più elevato Tolkien, con la Compagnia dell’Anello. Non saranno gli ultimi stereotipi di cui si avvarrà l’autrice, ma almeno le permetteranno di evitare alcune più approfondite descrizioni e spiegazioni altrimenti necessarie. Prendendo a prestito uno degli scenari più tipici del genere, ci si trova, infatti, ben presto immersi nel classico bosco degli elfi, per poi passare al regno degli gnomi, al reame delle sirene e all’incanto di fate e folletti. Tutti immancabilmente bellissimi e (quasi sempre) pronti ad aiutare la protagonista, fornendo a lei e ai suoi compagni d’avventura preziosi doni magici.

Ora diamo un’occhiata alla controparte antagonista: orchi e troll non suonano certo nuovi, peccato che la loro perfidia si limiti a qualche risata (malefica?) e la loro determinazione si fermi ai primi dubbi. Sebbene fossero stati costruiti con un minimo background degno dei loro ruoli, le loro motivazioni sembrano indebolirsi con lo scorrere del tempo e al manifestarsi delle luminose forze avversarie.

La Baliani non manca, così, di utilizzare un linguaggio semplice e scorrevole, come da lei promesso, tanto che molti dialoghi arrivano al limite del ridondante, rendendo purtroppo anche più difficile distinguere i personaggi. Una fretta, forse, dettata dal voler trasmettere l’ansia dei protagonisti, che hanno un tempo limitato e ben definito per compiere la loro missione. Un escamotage che riesce a trasmettere e condividere con il lettore l’angoscia che provano, ma che rende il tutto estremamente rapido, in modo finanche innaturale. Relazioni, eventi chiave e le stesse contestualizzazioni si susseguono senza quasi che il lettore abbia il tempo di elaborarle. Peccato per quegli spunti originali rimasti in sospeso o poco approfonditi. A questo proposito, sono interessanti i tentativi di rielaborare temi come egoismo e altruismo, di per sé vasti e complessi, in più figurabili metafore di fantasia. Certo, forse per messaggi così profondi sarebbero servite delle basi più solide. Basi in grado di guidare con maieutica il lettore, senza imporgli, sebbene involontariamente, un pensiero piuttosto che un altro.

Debora Carolo e Nausicaa Tecchio