L’uccisione di Versace e la condanna a Chico Forti: un possibile legame

Il 15 luglio 1997, 23 anni fa, venne assassinato Gianni Versace, nella sua villa a Miami Beach, con due colpi d’arma da fuoco. Il primo sospettato dell’omicidio fu Andrew Conanan, tossicodipendente, già sospettato di aver ucciso precedentemente alcune persone e per questo ricercato, ma non poterono interrogarlo poiché fu trovato morto in una casa galleggiante otto giorni dopo l’omicidio di Versace.

Enrico Forti, imprenditore e reporter italiano che da anni lavorava a Miami, acquistò i diritti televisivi per indagare, dal punto di vista cronistico, sul suicidio di Andrew Conanan, poiché molti erano i dubbi sulla sua morte. Forti registrò un documentario, «Il sorriso della medusa», che voleva evidenziare come quello che era stato considerato dalla polizia un suicidio fosse in verità un omicidio, argomentando le varie tesi con prove certe. Una di queste è proprio la modalità con cui Conanan si sarebbe sparato, con una Taurus calibro 40, in volto. Secondo Forti, Conanan non può essersi sparato da solo, poiché il contraccolpo della pistola, longitudinale all’asse della canna, sarebbe stato troppo forte da permettere che una mano sola riuscisse a tenere la pistola dopo il colpo, ma soprattutto a far in modo che la stessa ricadesse sul suo corpo. Questa tesi, argomentata da Forti, trova anche appoggio nelle parole di un perito italiano che, oltre alla posizione ambigua della pistola, vede il corpo di Conanan come se fosse stato adagiato sopra il divano, con una posa rilassata, e non abituale per una persona che si vuole suicidare.

La Polizia di Miami ha dichiarato che Conanan si è sparato una volta sentitosi braccato dalla polizia, e quindi senza più possibilità di fuga.

Con il suo documentario, Enrico Forti mise in dubbio l’operato della Polizia, di conseguenza il suicidio di Andrew Conanan, ma anche l’omicidio da parte di Conanan di Gianni Versace. A dubitare dell’omicidio di Versace da parte di Conanan fu anche Frank Monte, detective privato di grosso calibro, precedentemente assunto da Versace per verificare eventuali presenze criminali attorno alle sue attività. Lo stesso Monte ha dichiarato alle Iene: «Era convinto che al massimo lo avrebbero rapito. Le autorità hanno trovato comodo tirare dentro Conanan nella faccenda».

Molti ritengono che sia stato proprio il documentario «Il sorriso della medusa» ad aver innescato la reazione della polizia e l’incarcerazione di Enrico Forti a causa di un omicidio che avrebbe commesso. 

Enrico Forti, lavorando a Miami, conosce Tony Pike, famoso cocainomane, ma anche imprenditore, il quale gli vuole vendere il suo hotel.Forti, nonostante alcuni lavori di ristrutturazione da effettuare, decide di comprarlo firmando un contratto. Il 15 febbraio 1998 Forti prelevò il figlio di Tony Pike, Dale Pike, da uno degli aeroporti di Miami e lo accompagna al Rusty Pelican. Dopo questo giorno non lo vide più. Ma tre giorni dopo, ovvero il 18 febbraio 1998, mentre si trovava a New York viene a conoscenza, tramite una chiamata, che Dale Pike era morto a Miami, così decise di tornare a Miami lo stesso giorno, proprio come stava facendo Tony Pike, tanto che Forti lo aspettò all’arrivo in aeroporto a Miami, ma i due non si incontrerarono mai, perché la Polizia aveva già preso in custodia Tony Pike.

Il giorno successivo, il 19 febbraio 1998, Forti si recò al dipartimento di polizia di Miami dove venne informato che anche Tony Pike è morto, però a New York, in una stanza d’hotel, allo stesso modo di suo figlio Dale, ovvero assassinato. Forti fece due più due e capì che, per la Polizia, il fatto che lui si trovasse molto vicino sia a Dale che a Tony al momento della loro morte avrebbe portato loro a pensare, quasi con certezza, che lui fosse colpevole o complice di tali omicidi. Forti fu interrogato per 14 ore consecutive tra la sera del 20/2 fino alla mattina del 21/2 e, nonostante lui avesse chiesto di avere un avvocato, non solo non gli fu concesso, ma i detective presero le foto dei suoi figli e gliele strapparono davanti ai suoi occhi, dicendo: «Non rivedrai più i tuoi figli, mafioso italiano»

Per gli investigatori americani, Enrico Forti avrebbe ucciso Dale Park, perchè quest’ultimo stava sventando una truffa ai danni di suo padre Tony, difatti Forti avrebbe convinto Tony Pike a vendergli l’hotel solo perchè Tony era malato e non in grado di intendere e di volere. Peccato che Dale Park, negli stessi giorni in cui avrebbe scoperto la truffa di Forti ai danni del padre, scrisse un’email a Forti poiché curioso di un evento che quest’ultimo stava organizzando a Miami. Inoltre, era Tony Park a truffare Forti con la vendita dell’Hotel, dal momento che Tony non deteneva tutte le quote della società a cui apparteneva l’hotel, ma solo il 5%. Quindi non si stava compiendo la vendita dell’hotel, ma di una parte delle quote della società.

Ad incriminare Forti non sarebbe solo il movente della sventata truffa da parte di Dale Park, ma anche degli oggetti trovati nel luogo della sua morte, come il portachiavi del Pike’s hotel, una carta della dogana con nome e cognome di Dale Park, il biglietto d’aereo comprato da Enrico utilizzato da Dale ed infine una scheda telefonica prepagata con 3 chiamate a vuoto verso il numero di telefono di Forti.

Quindi Forti avrebbe pagato un biglietto d’aereo a Dale Pike per portarlo a ad un ristorante per poi ammazzarlo. Ma non contento, dopo averlo ucciso, avrebbe messo il corpo di Dale sulla spiaggia ed infine appoggiato attorno al suo corpo quattro oggetti riconducibili a lui.

Di fronte a queste accuse, il suo avvocato, nonché presidente del Venezia calcio, Joe Tacopina, ha dichiarato: «C’è un uomo che ha passato gli ultimi anni della sua vita in prigione a causa dell’incompetenza e della corruzione. È una commedia, sembra un film di Benigni. Ho capito che il sistema giuridico americano ha totalmente fallito su Enrico Forti »

In America una persona non può essere condannata come colpevole se non «beyond any reasonable doubt», ma a quanto pare questa regola non vale per tutti.