Vi presentiamo Magdi «Cristiano» Allam

Magdi «Cristiano» Allam, ovvero quando si necessita di un’appartenenza. Da egiziano musulmano a fervente italiano cattolico il passo è breve, grazie a battesimo, comunione e cresima impartiti nientepopodimeno da Benedetto XVI. Da opere come Grazie Gesù (Mondadori, 2008) a pamphlet contro la costruzione di nuove moschee, dalla fondazione di 3 movimenti politici nel triennio 2008-2010 (Protagonisti per l’Europa Cristiana, Io amo l’Italia e Io amo la Lucania) alla risposta scettica di Fini e Berlusconi alla sua candidatura alla presidenza della Basilicata come indipendente nelle fila dell’allora PdL, motivo per cui Allam ha fondato l’effimero Io amo la Lucania. Dall’elezione nel 2009 alle europee, alla classifica di Votewatch che a inizio 2013 lo mostra 716esimo su 734 per le presenze in aula. Ora, per la cronaca, Magdi è membro dell’ufficio di presidenza di Fratelli d’Italia (ex An ed ex Msi).

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«È nella ricerca della verità che ho scoperto la passione per la libertà. Compresi che per pervenire alla verità dobbiamo essere degli spiriti liberi, capaci di guardare in faccia alla realtà oggettiva senza mistificarla con i filtri ideologici o i pregiudizi. Fino a maturare la consapevolezza che verità e libertà sono due facce della stessa medaglia, nel senso che così come non potremmo cogliere la verità in assenza della libertà, non vi può essere la libertà che non si fondi sulla verità», dichiara nel suo sito. Viva la libertà senza filtri ideologici o pregiudizi, allora! Poi però cita Oriana Fallaci: «L’islam è il Corano, cari miei. Comunque e dovunque. E il Corano è incompatibile con la Libertà, è incompatibile con la Democrazia, è incompatibile con i Diritti Umani. È incompatibile col concetto di civiltà». Perché nel Corano stanno «le radici del terrorismo islamico», prendendo il titolo di un suo incontro a Costa di Mercato San Severino (Salerno). Come dire che nel cattolicesimo ci sono le radici delle crociate.
Ormai obnubilato da un ego tanto grande da poter sostituire l’Empire State Building, sulla home page del suo sito troviamo scritto a caratteri alquanto grandi «Je suis Magdi», sottotitolo di «Sconfiggiamo i taglialingue islamici». Rifarsi alla strage di Charlie Hebdo del 7 gennaio soltanto perché ce l’hanno tutti con lui. I musulmani? Non solo: anche gli «italianissimi colleghi dell’Ordine nazionale dei giornalisti, che hanno deciso di sottoporlo a procedimento disciplinare per una serie di articoli pubblicati sul Giornale tra il 22 aprile e il 5 dicembre del 2011», citando Mariateresa Conti sulla testata diretta da Alessandro Sallusti (28 agosto 2014): «Cosa aveva scritto Allam, che peraltro nel 2011 era anche eurodeputato, di così grave? Cose tipo “l’Islam ci assedia: abbiamo il dovere di difendere la nostra cultura. Subiamo ogni giorno gli abusi dei predicatori d’odio che si annidano in quasi tutte le 900 moschee italiane” (26 aprile 2011)». La Conti seguita: «3 maggio 2011: “Ha ragione il cardinale bolognese Giacomo Biffi quando mi dice che il nostro vero nemico non sono gli islamici bombaroli, ma i cosiddetti islamici moderati che ci impongono moschee e scuole coraniche”. Insomma, quello che da politico e da giornalista ha sempre detto». Secondo il Consiglio di disciplina nazionale dell’Ordine dei giornalisti, negli articoli in questione «non compaiono valutazioni critiche per fatti di cronaca circostanziati ma affermazioni di carattere generale sulla religione islamica e coloro che la osservano, con una generalizzazione che colpisce anche quanti, moderati, tra i circa due milioni presenti in Italia, rispettano le leggi del Paese che li ospita». Verrà poi prosciolto.
La cura all’allamismo? Forse l’unica cosa da fare è dargli l’importanza che ha – ossia zero – e comportarsi di conseguenza. Noi stiamo predicando bene e razzolando male dedicandogli queste righe ma, ve lo promettiamo, a meno di fatti di cui sia impossibile non occuparsi, non lo faremo più.