Malati Covid abbandonati a se stessi: ci pensa un gruppo Facebook

Da quando si è diffuso il Covid-19, si fa un gran parlare di terapie intensive. Questo perché  chi si ammala gravemente ne necessita, mentre i posti disponibili sono piuttosto limitati. Tuttavia, si sente molto meno discutere di terapie domiciliari, quelle che dovrebbero essere erogate dalla cosiddetta medicina territoriale, ma che, in realtà, sono poco praticate.

Sebbene esistano ancora medici scrupolosi e impavidi che affrontano il rischio di contagiarsi e si recano a visitare i pazienti che accusano dei sintomi o sono conclamati positivi, molti altri liquidano gli ammalati con prescrizioni telefoniche, spesso aspecifiche e poco incisive.
Ora, invece, è ormai noto che, per scongiurare il rischio di una prognosi infausta o anche solo della comparsa di una sintomatologia severa che può comportare la necessità di ricovero ospedaliero, si deve aggredire il virus fin dalle prime avvisaglie e non trascurarlo somministrando al massimo dei banali antipiretici. A fronte di questa presa di coscienza e della carenza di attenzioni verso i malati Covid-19 allettati a casa, ha visto la luce un gruppo Facebook di alto valore: «#TERAPIADOMICILIARECOVID19 in ogni Regione»

Di primo acchito, fermandosi solo al nome, potrebbe apparire come uno dei tanti gruppi che racchiudono persone adirate che si riuniscono per tentare di farsi ascoltare da chi di dovere, chiedendo che venga attuato ciò che loro auspicano, quindi, in questo caso, cure domiciliari per i malati di Coronavirus. Tuttavia, i creatori e gli iscritti sono andati ben oltre questo e si sono attivati concretamente per sopperire a ciò che attualmente manca. No, non come le cliniche private che si avvantaggiano dei tagli alla spesa pubblica per accaparrarsi pazienti, ma con puro spirito di servizio. Infatti, questo gruppo social si è costituito come supplente di un Sistema Sanitario Nazionale depauperato che, se già prima risultava claudicante, ora pare prossimo a non deambulare più.

Spieghiamo ora effettivamente come funziona questa che si è composta come una vera e propria macchina burocratica. Da una parte ci sono i positivi al Covid-19 o i loro familiari, allarmati dalla febbre che non cala e dalla tosse insistente, scoraggiati per l’insufficiente supporto fornito dal medico di famiglia, dalla Guardia Medica o dal Pronto Soccorso. Essi pubblicano un post descrivendo la loro situazione e chiedendo aiuto.
Dall’altra parte troviamo i moderatori che, piuttosto repentinamente, rispondono in un modo che rende chiaro che non si tratta di medicina fai-da-te, di improvvisazione e di pseudoscienza come in molte altre realtà del web.

Ecco un tipico intervento che va a fornire importanti indicazioni e a scoraggiare comportamenti inopportuni:

«Post al quale possono rispondere solo i medici, psicologi, psicoterapeuti, specialisti, ricercatori o esperti, infermieri Covid specializzati, farmacisti disponibili, qualificandosi e direttamente in privato all’autore del post, senza scrivere posologie pubblicamente.
Nessun membro, che non sia tra quelli su indicati, deve commentare in questo post (neanche con seguo) o consigliare terapie, farmaci e posologie, andando ad aumentare i commenti confondendo gli esperti.
I membri non medici possono solo taggare medici amici in supporto.
Il paziente potrà ricontattare il medico intervenuto in privato, in un secondo caso, per le sole emergenze, consentendo il supporto alle urgenze di altri membri.
I membri che contatteranno direttamente i medici, in privato, senza scrivere un post, verranno immediatamente espulsi dal gruppo, previa segnalazione del medico stesso».

Successivamente, lo stesso moderatore si indirizza all’autore del post:

«Abbiamo appena richiesto l’intervento di un medico, pertanto tenga attivate le notifiche e resti sul post in modo da potersi collegare su Messenger subito con il primo medico che si rende disponibile. Quando il medico dice “scritto in privato ” vada su Messenger cliccare sul cerchietto in alto a sinistra con la sua foto e troverà le richieste di messaggi.
È assolutamente vietato mettersi in contatto con altri medici diversi dal quello con cui si è in contatto». 

Si evince dunque una grande serietà nella gestione, di cui è indice anche il fatto che i professionisti che vogliono rendersi disponibili devono effettuare una sorta di registrazione fornendo i propri dati a un avvocato che poi provvede all’inserimento degli stessi in una chat di confronto terapeutico.

Non ci sono solo specialisti di medicina a mettersi a disposizione, bensì, come anticipato, psicologi e persino fisioterapisti. Infatti, uno dei risvolti del Covid-19 è quello psicologico, che vede i pazienti immersi in stati di profonda angoscia, se non di vera e propria ansia; inoltre, non è raro che, una volta guariti, questi abbisognino di riabilitazione respiratoria e motoria.

Nel gruppo, oltre alle richieste di aiuto, vi è anche spazio per le testimonianze degli utenti. Ne riportiamo una per esemplificare lo stato d’abbandono in cui troppi vengono lasciati e l’utilità che, al contrario, rappresenta questa rete di supporto sanitario:

«Voglio segnalare questi comportamenti superficiali di alcuni medici che per seguire linee guida giocano con la vita delle persone. Mio marito, dopo averlo portato in Pronto Soccorso con saturazione a 88, febbre a 39 e tosse l’hanno rimandato a casa con un semplice integratore, senza nessuna terapia. Dopo due giorni è stato ricoverato d’urgenza per insufficienza respiratoria e polmonite bilaterale. Si sarebbe potuto evitare?
Voglio segnalare il totale abbandono da parte della ASL, del 118 che li chiami e non vengono finché i parametri non scendono a livelli critici (capisco ora perché ci sono tutti questi decessi). Siamo stati lasciati soli, nel baratro e nell’angoscia, sperando, lottando e pregando Dio che ci salviamo.
Voglio ringraziare i medici della  #terapiadomiciliarecovid19 in particolare il Dottor F. G. che è stato la nostra ancora di salvezza. È grazie a lui che mio marito sta meglio. Sono medici che danno loro stessi per salvare vite, che lo fanno con  amore e con passione senza nulla chiedere in cambio».

Appresi questi fatti, è inderogabile che sia la politica a intervenire, affinché non ci si debba più appellare alla solidarietà umana, come in questo fortunato caso, o alla sanità a pagamento, come più frequentemente accade, per curarsi.
È indispensabile, tuttavia, affrancarsi dal sistema UE, responsabile del degrado del nostro, un tempo eccellente, SSN, con le continue imposizioni di tagli.