Io e Matteo Renzi: 3 domande alla Festa Democratica a Padova

Non è cambiato molto dal 4 dicembre, anzi – se possibile – Matteo Renzi è ancora più determinato e in movimento di prima. Dal palco della Festa «Democratica» di Padova confessa che è stata una bella batosta. «Volevo ritirarmi definitivamente dalla politica, ma poi 26mila mail di incoraggiamento mi hanno fatto cambiare idea. La sera che abbiamo perso il referendum ho chiesto dello scotch e tutti hanno pensato: questo si vuole ubriacare. In realtà, volevo del nastro adesivo per fare gli scatoloni da solo». Alterna i toni scherzosi a quelli seri da vero show man, rivendica l’operato del suo governo, anche in modo convincente.
Spesso mi ritrovo a essere solidale (oltre che d’accordo) con lui quando parla, ma una vocina nella testa continua a ripetermi: «Perché questa si chiama Festa Democratica e non più dell’Unità? Pierluigi non c’è ed è tutta colpa di questo toscanaccio. No, tutta no, ma almeno al 50% sì». Bersani che ti parla del piccolo paesino, dimenticato da Dio e dal partito, dove un cinghiale getta lo scompiglio con le sue scorribande. Renzi non nomina alcun cinghiale nel rispondere alle domande che compaiono sul video alle sue spalle. Finisce lo show ed è subito circondato dai suoi fan muniti di copie di Avanti, la sua ultima fatica letteraria. Io me ne
 infischio di tutta la gente davanti e fendo la folla, in qualità di consigliera comunale, militante Pd, inviata del blog, Sarcasmo da Rotterdam; è difficile scegliere quale parte di me prevale, se quella affascinata o quella quasi schifata dal personaggio. Fate passare Cecilia! Fate passare Cecilia!, urla qualcuno alle mie spalle. Renzi mi tocca il braccio e mi saluta, sembra ricordarsi della ragazza contro cui è andato a sbattere circa dieci mesi fa. «Dovrei intervistarla per il mio blog. Cioè non è mio, ci scrivo e basta». «Certamente, aspettami che arrivo fra poco. E poi, Cecilia, avevamo detto di darci del tu». Ma quando mai? penso.
Mezzora dopo è seduto su una sedia di plastica davanti alla sottoscritta. Ignoro tutta la gente che ci sta fotografando e mi concentro.

Dicono che sei il distrutto della sinistra, non se ti sono giunte queste voci. Secondo te, ha senso parlare ancora di destra e sinistra oppure sono categorie politiche superate?
È doveroso parlarne, purché si declinino in modo concreto. Per esempio, gli ottanta euro sono una misura di sinistra (e te pareva che non li tirava fuori!, ndr). Dare di più a chi ha di meno. Il Jobs Act, con 918 mila posti di lavoro nuovi, è di sinistra.

Ma veramente il Jobs Act toglie diritti…
Non direi, anzi li moltiplica. Come il diritto per le donne di non avere lettere di dimissioni in bianco.

Quindi, alla luce di tutto quello che hai detto stasera, cosa significa oggi aderire al Partito Democratico? Te lo chiedo da militante più che da blogger, perché mi sento un po’ smarrita.
Significa stare dalla parte di chi le cose le fa davvero. Hai altro da chiedermi? È tutto?

Certo che avrei altro, penso, ho un milione di cose in testa, ma tu scalpiti e il tempo è denaro. Quindi…

Un’ultima cosa. La mia fisioterapista chiede se le puoi dare lo stipendio una settimana prima, così riesce a far girare l’economia.
Non posso farci nulla!

Sorride, mi bacia sulla fronte, mi fa la dedica sul libro (sì, alla fine l’ho comprato) e sguscia via in direzione della tavola calda, verso tutti i puledri morti per la Festa Democratica.
Rimango a fissare la sedia e penso che non so cosa pensare di Renzi. Penso che spero non prenda la bistecca di puledro perché è impossibile da tagliare con tutti quei nervi e quei coltellini stupidi di plastica. Forse non si fidavano a darci coltelli veri, visto che c’è Matteo in circolazione. Penso che la battaglia che abbiamo condiviso il 4 dicembre fosse giusta e mi dispiace molto che non sia stata capita. Penso che forse Avanti non avrà chissà quale profondità politica (non lo so, non l’ho ancora letto), ma sono mesi che leggo solo libri con titoli sfigati. E soprattutto penso che Matteo non abbia idea di quanto lo stimi il blog dove racconterò il nostro breve amore.