Matteo Renzi: un post su Facebook, 3 errori

Si parla tanto in questi giorni del «modello tedesco» come nuova legge elettorale che metterebbe d’accordo un po’ tutti, a parte Alfano che con lo sbarramento al 5% finirebbe, insieme ad Ap, nell’oblio.
Matteo Renzi però non è soddisfatto: «Il sistema tedesco non è la mia legge elettorale preferita, anzi», scrive su Facebook, e fin qui sarebbero anche affari suoi. Il problema è che dopo, ça va sans dire, parte per la tangente: «Ma il sogno di un sistema più semplice, in cui conoscere la sera delle elezioni il nome del vincitore, si è infranto sul NO al referendum dello scorso dicembre». L’ex premier forse s’è scordato che al referendum i cittadini si sono espressi solo sulla riforma costituzionale, mentre l’italicum è stato quasi raso al suolo dalla Corte costituzionale indipendentemente dall’esito del referendum: la Consulta aveva dichiarato inammissibili la possibilità di scelta del capolista eletto in più collegi e il ballottaggio, quest’ultimo avrebbe permesso – secondo Matteo Renzi – di conoscere la sera delle elezioni il nome del vincitore. Ma lo stoicismo del Pd è evidente: «Approviamo subito la legge elettorale che chiedono le opposizioni» perché «Noi siamo persone responsabili», figuriamoci se fossero degli scriteriati.
Il segretario del Pd prosegue imperterrito: «Hanno scelto il tedesco? Bene, si voti il tedesco. Purché si mantenga lo sbarramento al 5% per evitare i ricatti dei partitini e i nomi sulla scheda perché la gente sappia chi vota», dimenticandosi anche qui un paio di fatti tutt’altro che marginali: 1. il suo governo (come il precedente e il successivo) è stato tenuto su dal «partitino» di Alfano; 2. i «nomi sulla scheda» non avrebbero riguardato tutti gli eletti con l’italicum, essendoci i capilista bloccati.
Matteo Renzi ha davvero la memoria corta: qualcuno gli faccia presente che deve aver rimosso i due anni e mezzo in cui è stato al governo. Nonostante le numerose imprecisioni su Facebook, il post dell’ex premier si conclude speranzoso: «Il Partito Democratico è pronto a discutere di contenuti, di idee, di programmi», e questo verrà fatto anche «casa per casa». Ecco, qui siamo passati alle minacce.