Ma voi sapete quanti uomini subiscono violenza dalle donne?

In occasione della diciottesima giornata mondiale contro la violenza sulle donne, sulle reti Rai è circolato uno spot; protagonisti erano vari bambini che teneramente illustravano le loro aspirazioni future. Di primo acchito, sembrava essere un video dolce e innocente, finché non appariva l’ultima bambina pronunciando una frase gelida, tombale: «Io da grande finirò in ospedale perché mio marito mi picchia».

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Questo stile così brutale e spiazzante ha generato una polemica da parte di varie associazioni (Udi, Dire, Rete Io Decido, #nonunadimeno) e organizzazioni giornalistiche come Comitati pari opportunità della Fnsi (Federazione nazionale della stampa italiana) e Usigrai (Unione sindacale giornalisti Rai), unanimi nel condannare il filmato poiché rappresentante il femminicidio come destino ineluttabile invece che come un fenomeno che è possibile debellare.
Nessuno, tuttavia, sembra essersi scandalizzato per il fatto che il video e, in generale, questa ricorrenza fossero atti esclusivamente a sensibilizzare l’opinione pubblica su soprusi, maltrattamenti, molestie, assassinii di cui è vittima il genere femminile, puntando il dito contro quello maschile il quale, invece, viene reputato dai più immune dal subire queste angherie.
È innegabile che ancora nel 2016 un numero ingente di donne patisce  durante il corso della sua vita violenze fisiche e psicologiche e disparità di trattamento (sul lavoro percepiscono in media circa il 10% in meno rispetto ai colleghi maschi di pari ruolo), ma, se si intende discorrere di diseguaglianza, si deve tenere in considerazione pure quella che va a discapito degli uomini. Sorvolando su ingiustizie come il fatto che a morire in guerra sono stati mandati, per secoli, solo gli uomini (in contrapposizione alle donne costrette ai lavori domestici senza alcun’altra opportunità) e che costoro, solitamente, sono obbligati, in situazioni di divorzio, a versare assegni di mantenimento, lasciare la casa coniugale alla ex e a vedere poco i figli, poniamo l’attenzione sulle aggressioni che essi subiscono.
Ben 5 milioni di uomini , ogni anno, secondo uno studio del 2011 dell’Università di Siena, ricevono umiliazioni, percosse e ricatti (più raramente si passa all’omicidio) da parte di mogli e fidanzate. È evidente, però, che queste violenze non trovano risalto in tv e sui giornali, in quanto l’attenzione mediatica è assai discriminatoria; infatti, per esempio, a tutti noi è noto il triste caso di Lucia Annibali, mentre non ci ricordiamo assolutamente di William Pezzullo, sfigurato con l’acido dalla sua ex nel 2012.
Sarebbe positivo, dunque, se i movimenti femministi si domandassero se creare ulteriore disparità con filosofie di pensiero e iniziative a senso unico sia davvero la via giusta per conquistare l’uguaglianza.