La nostra «macchina del fango contro Cristo»
Carissimo Tito Borsa,
le scrivo a proposito del suo corsivo uscito sabato: E chissenefrega del Natale nelle scuole. Anche se si fa finta di niente, le radici dell’Europa sono cristiane ancora oggi. Le altre festività che lei (spero in modo provocatorio) propone di festeggiare non fanno parte della tradizione culturale, ancora prima che religiosa, del nostro paese.
Lei crede davvero che bisognerebbe eliminare il Natale? Perché allora non ha niente contro Halloween? Ci facciamo portatori di ricorrenze estere mentre vogliamo eliminare le nostre. La nostra terra è intrisa di cristianesimo e volerlo cancellare è un’operazione stupida, oltre che impossibile. Vuole per caso demolire le chiese antiche, che ospitano opere d’arte di inestimabile valore? Vuole per caso impedire agli italiani di tramandare la letteratura d’impronta cristiana, Dante compreso? Chi ha salvato i libri nel medioevo? Per non parlare poi della domenica, «Giorno del Signore», fosse per lei si dovrebbe lavorare anche quel giorno (come già molti scriteriati obbligano a fare)? In realtà c’è una subdola religione, di cui lei si fa portatore, che è quella dei soldi e in nome di essa siamo pronti a sacrificare anche il cristianesimo. Se qualcuno parla male dell’Islam lei è il primo a schierarsi a favore della separazione fra fanatici e fedeli, quando invece è in prima linea per buttare merda sul cattolicesimo. Viva il rispetto! Perché non se ne torna a parlare di politica? È un argomento dove le sue offese si confondono in mezzo alla massa di ingiurie che popolano quel terreno. La religione, cristiana cattolica si intende, è superiore a questo e lei non ha il diritto di mettere in moto la sua macchina del fango contro Cristo e i suoi fedeli.
Arnaldo
Carissimo Arnaldo,
Indro Montanelli spiegava sempre che se il lettore non capisce la colpa è sempre e solo di chi scrive, che ha il dovere di farsi comprendere da chiunque. Per questo le chiedo scusa se non mi sono espresso nel modo adeguato. Provo a rimediare in risposta alla sua lettera. Non ho mai «buttato merda sul cattolicesimo», semmai ho criticato il potere temporale del papato, le sciocche battaglie contro la fantomatica «Teoria del Gender» e la difesa di simboli che ormai, come ha spiegato tempo fa Umberto Eco sull’Espresso, sono neutri. Se Dio esiste, non ho certo la pretesa di criticarlo, atto che implica un rapporto da pari a pari, cosa alla quale non ambisco. Le mie considerazioni, a volte feroci, sono dirette sempre e solo agli uomini che di una religione, che può essere il cattolicesimo come qualunque altra, si fanno portatori, spesso distorcendola o strumentalizzandola a seconda delle loro esigenze. Non ho mai mostrato un’avversione verso la figura di Gesù Cristo che considero, citando De André, «il più grande rivoluzionario della Storia». Non l’ho mai mostrata perché non esiste.
Analogamente non ho mai voluto abolire il Natale, e nemmeno la domenica; non ho mai detto che i monaci amanuensi sono stati dei cialtroni e neppure ho mai preteso che tutta la letteratura di matrice cattolica dovesse sparire dalla faccia della terra. Mi auguro che lei sia solito esprimersi per iperboli, perché in caso contrario farebbe bene a preoccuparsi, avendomi messo in bocca parole che non ho mai pronunciato.
Come ho già spiegato in altre sedi, il mio corsivo è – come ogni corsivo – una provocazione forte, tesa a scuotere le coscienze in modo costruttivo. Il senso, mi permetto di riassumerglielo sommariamente, dell’articolo consisteva nella critica di chi scatena un caso di interesse nazionale per una festa di Natale in una scuola quando siamo lì lì per far guerra all’Isis, perdiamo miliardi di euro ogni anno perché abbiamo un’evasione e una frode fiscale incredibilmente diffusa, siamo in mano a dei politici che perdono il loro tempo in una permanente campagna elettorale che sfocia poi in una lotta fra bande che si ripercuote in modo a dir poco negativo su noi comuni cittadini.
La questione della festa di Natale in una scuola elementare, che poi si è rivelata essere una mezza bufala ma questo non inficia il nostro discorso, mi sembra essere una questione tutto sommato marginale, soprattutto in uno stato laico e in un’istruzione altrettanto scevra di simboli e connotazione religiosa.
Per quanto riguarda, concludo, Halloween, non mi sembra che scoppi una bomba mediatica se qualche scuola decide di non far vestire i bimbi da diavoletti. Come ho già detto, non è la festa in sé il problema, bensì la reazione spropositata che è stata riscontrata nell’opinione pubblica.
Cordiali saluti
T.B.
Scrivi a Tito Borsa
Giornalista professionista e fotografo. Ho pubblicato vari libri tra storia, inchiesta giornalistica e fotografia
Il messaggio non è per Tito Borsa ma per il sig. Arnaldo: è di poche ore fa la notizia! dell’ennesima strage! Siamo negli States che sicuramente si sta preparando ad accogliere il santo Natale. Chissá quali irrinunciabili feste avranno allietato l’infanzia dei tre assassini! Siamo seri e chiediamoci cosa abhiamo omesso di trasmettere ai nostri infelici figli tra un presepe e l’altro!