Mes e Recovery Fund: soltanto prestiti dall’Unione europea

Per adottare misure volte a limitare gli effetti a livello economico e sociale della crisi derivante dall’epidemia da Coronavirus, gli Stati appartenenti all’Unione europea hanno preso in considerazione di usare varie forme di intervento connotati da un comune denominatore: il prestito. Al Consiglio Europeo, 27 capi di Stato non sono riusciti a elaborare nessun’altra ipotesi di sostegno agli Stati, che non sia quella del prestito. Non è stata presa in considerazione una qualsiasi forma di accredito monetario diretto della Banca Centrale ai cittadini dei vari paesi.

Una delle proposte più gettonate, soprattutto all’inizio, è il Meccanismo europeo di stabilità (MES), un fondo salva-Stati, che concede prestiti sulla base di condizioni molto rigide, alle quali se non vengono rispettate, possono seguire sanzioni molto pesanti per gli Stati. Nelle ultime settimane, data l’opposizione, anche lodevole, per certi aspetti, da parte di alcune fazioni politiche, ha preso definitivamente piede l’ipotesi del Recovery Fund, fondo di ripresa con cui si emettono titoli comuni, ma quest’ultimo, come abbiamo già fatto notare, non si differenzia dalle altre misure sul tavolo, si tratta sempre ed esclusivamente di prestiti.

Viene il dubbio che sia l’ennesimo tentativo volto a fiaccare le resistenze degli Stati, già in difficoltà, non solo per il Coronavirus, ma anche per una crisi economica, che dura da un decennio o poco più, per costringerli a consegnare la residua sovranità rimasta. D’altronde le uniche forme di aiuto che, l’ordine economico dominante, guidato dal Fondo Monetario internazionale e dalla Banca Mondiale, fin dalla sua fondazione ha concepito sono i prestiti. Prestiti che avevano il subdolo obiettivo di porre sotto il volere di questi organismi privati, collusi con il potere economico finanziario, i paesi che ne facevano ricorso. Non limitandosi ad accettare la volontà degli Stati, al riparo dall’opinione pubblica e grazie a una stampa complice e mercenaria, questi organismi fecero ricorso alla violenza ordendo colpi di stato in giro per il mondo, in particolare in Africa e in America latina. L’Unione Europea, costruita con il metodo del dispotismo illuminato, come ci illustra Tommaso Padoa-Schioppa, oltre che pienamente aderente all’ideologia liberale, non esita a usare forme di coercizione moderne, per realizzare il suo obiettivo, che non è altro che quello di imbrigliare la volontà degli Stati sovrani e sottometterla al potere economico e finanziario.

Fu grazie alla profonda comprensione di questi meccanismi che i padri costituenti decisero di mettere sotto il controllo dello Stato l’esercizio del credito. Infatti. L’art. 47 della Costituzione  sancisce: «La Repubblica… disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito». Tutto questo oggi, con l’adesione all’Unione europea, a prescindere dal Meccanismo europeo di stabilità, dal Recovery Fund o da qualunque strumento simile, non è realizzato in nessun modo, visto che uno dei punti cardini del liberalismo e quindi dell’Unione europea è l’indipendenza della Banca Centrale, la quale non può ricevere nemmeno consigli o pareri dagli Stati membri.

Non rimane altro, che rifiutare qualsiasi di questi fondi, che condanneranno definitivamente l’economia italiana a non riprendersi più e lavorare per la costruzione di una nuova classe dirigente preparata e fedele al dettato costituzionale.