Il mondo dei neovotanti, tra incertezza e sogni

Mancano una cinquantina di giorni alle elezioni politiche del 2018, un evento importante per chi ha la possibilità di esercitare un diritto che i nostri nonni e i nostri bisnonni hanno conquistato rivoltandosi al regime fascista.
Tra questi ragazzi c’è ancora chi si rivolge al professore chiedendogli il permesso di uscire per andare al bagno, quando in verità sono solo quattro minuti di libertà all’interno del monologo del professore preso talmente tanto dalla sua materia per non rendersi conto dei pensieri adolescenziali di un diciottenne che vorrebbe soltanto vivere il mondo.
Poi c’è l’esame di maturità di cui pochi capiscono l’utilità, ma che tutti i diciannovenni studiano. Gli studenti vengono invitati a studiare dai professori perché, quello sì, deve essere ritenuto un esame importante per chi lo affronta, non tanto per le materie, ma per quanto sono disposti ad impegnarsi e a sacrificare una parte di se stessi per ottenere un risultato. Allo stesso tempo, i ragazzi devono capire ciò che sarà il loro futuro, andando incontro all’incertezza, ma anche alla loro prima scelta.
L’università viene avvertita come un nuovo mondo da chi la frequenta, cioè per i ragazzi nati nel 1998, che si trovano a combattere per la prima volta contro l’ansia degli esami universitari, contro quella lotta di sapere per filo e per segno quella pagina, paragrafo o che sia anche una riga di quel libro da cinquecento pagine che, sperando di no, si dimenticheranno una settimana dopo l’esame. Ricordiamoci, questi ragazzi non sanno ancora cosa sia la sessione estiva, e forse è meglio così.
Ne sono a conoscenza invece i ragazzi del 1997, i quali cercano conferma se continuare il loro percorso universitario in base agli esiti della sessione invernale, cercando di non rinunciare ad un sogno che hanno dentro di loro. C’è anche chi affronta il secondo anno in modo spensierato riuscendo ad ottenere comunque buoni risultati, e purtroppo chi aveva rinunciato già dall’inizio
Resta senza pensieri, anche se non del tutto, chi frequenta il terzo anno, riuscendo a passare i primi due anni nell’incertezza degli esami e della volontà di combattere. Prosegue così per la sua strada entusiasta per ciò che ha compiuto e per ciò che dovrà fare, sapendo di poter arrivare al traguardo tanto sperato.
Ma c’è anche chi, a differenza di altri, ha deciso di non percorrere un percorso di studi alla fine della scuola secondaria di secondo grado, ma un percorso lavorativo con il quale entra in contatto per la prima volta con un contratto a tempo determinato o uno part-time, anche se ultimamente sono in aumento questi ultimi. Proprio a causa di questa lacuna che molti giovani decidono di emigrare in posti in cui c’è più certezza di trovare un impiego rassicurante, lasciando i propri cari nel paese natio.
A questi giovani deve rivolgersi la politica, a questi ragazzi che con la testa sulle spalle e con un sogno nel cassetto possono, con quella matita, più pericolosa di una lupara e più affilata di un coltello, cambiare il volto di una nazione, l’Italia.