Napoli contro Salvini: fra pacifisti e violenti

Sabato scorso le strade di Napoli sono state riempite da un forte moto di indignazione popolare che ha fatto piombare la città in una protesta dai contorni molto duri e netti. Motivo di tanto subbuglio è stata la presenza del leader della Lega Nord, Matteo Salvini, giunto in città per mostrare una Lega dal volto nuovo e «unitarista» dopo le spinte secessioniste e anti-meridionaliste degli scorsi anni.
Alla vigilia della manifestazione, dunque, non ci si aspettava certo di vedere rose e fiori animare le piazze napoletane tanto che lo stesso sindaco Luigi De Magistris aveva espresso parere negativo sullo svolgimento del comizio alla Mostra D’Oltremare in quanto, a sua detta, «il pensiero politico di Salvini è di chiara impronta antimeridionale, offensiva nei confronti della città, razzista e xenofoba».
La Prefettura ha invece
 definito il luogo come più idoneo per il comizio del leader leghista, provocando le ire del primo cittadino e dei manifestanti, in special modo delle frange più radicali dei centri sociali che hanno finito per fare invece il gioco del loro oppositore Salvini. Abbiamo raccolto a tal proposito la testimonianza di Antonio, un manifestante che ha partecipato al corteo anti-Salvini il quale ci racconta: «La prima parte della marcia si è svolta nel modo più pacifico possibile: i vari gruppi intonavano cori anti-razzisti e anti-omofobi, qualche inno storico comunista e tutta l’indignazione verso Salvini. ll tutto coreografato da fumogeni, petardi rosso acceso e tanta musica. Molti erano i gruppi che intrattenevano il corteo, caricavano i manifestanti con i loro canti, le loro coreografie tribali, tante percussioni e molto fervore. Mentre conversavamo, ci siamo accorti che la testa del corteo, rossa di bandiere, striscioni e fumogeni era diventata nera. Ci trovavamo al centro di un gruppo di persone vestite di nero, con caschi integrali, passamontagna e bastoni. Solo allora abbiamo deciso di allontanarci dalla manifestazione. Dovevamo combattere l’ignoranza e la violenza ma ci siamo fatti portavoce di violenza e ignoranza. Speravo di svegliarmi con la televisione piena di video del corteo e di titoli come “Napoli ferma Salvini” oppure “Napoli vince contro il razzismo”. Ma ho dovuto leggere: “Napoli violenta. Scontri fra polizia e manifestanti. Napoli distrutta”».
E in effetti il giorno dopo si sono susseguiti tantissimi messaggi di solidarietà a Matteo Salvini provenienti da quasi tutto l’arco parlamentare e persino da Matteo Renzi, il quale dal palco del Lingotto ha mostrato tutto il suo lato tollerante e «illuminista» gridando: «Quando un sindaco di una delle città più belle si schiera al fianco di chi non vuole far parlare qualcuno e sfascia la città è allucinante». Eppure ci sono state altre circostanze in cui la decisione di un sindaco (in quel caso del Pd) e del prefetto di vietare una manifestazione dello stesso Salvini non destò tutto questo sentimento di fraternità nei confronti dell’«amico» leghista. Fu il caso della rossa Bologna, in cui lo scorso 2 giugno in chiusura della campagna elettorale per le amministrative fu negato alla candidata del carroccio Lucia Borgonzoni di tenere il comizio in piazza Verdi. Ma evidentemente l’ex premier Renzi, in piena operazione riconquista del partito, ha adottato la strategia: «Il nemico del mio nemico è mio amico». E così l’avversario Salvini, diventa ora un utile «compagno» per abbattere il ribelle sindaco De Magistris, con il quale non è mai scorso buon sangue.

Ivan Piedepalumbo