Il racconto: un artista anti-Trump a Cuba
L’anno scorso, mentre ero in Sicilia a dipingere il mio murales «Povera Patria» dedicato a Franco Battiato, ho avuto la fortuna di conoscere un altro degli artisti incaricati di dipingere un muro della città, un giovane cubano che vive da anni a Milano, nome d’arte Ascanio. Con lui è nata immediatamente un’intesa e un’amicizia grande e ci siamo ripromessi di trovarci nella sua madre patria per realizzare un progetto artistico in comune da portare a termine insieme.
L’occasione si è presentata a fine febbraio quando lui è partito per la volta di Cuba per realizzare una serie di serigrafie nel laboratorio dove lavorava da anni, prima di trasferirsi e sposarsi in Italia. Ero a Los Angeles e, sinceramente un po’ annoiato e stanco della solita scena di Venice che ormai conosco da anni e che in questi ultimi mesi mi ha offerto abbastanza poco di stimolante dal punto di vista della sfida creativa, sono stato molto contento di ricevere il suo invito a raggiungerlo per realizzare insieme una tiratura limitata di serigrafie nello stesso suo laboratorio. Ho accettato con entusiasmo e ho comprato immediatamente un biglietto diretto Alaska Airlines che in sole 5 ore e mezzo mi ha catapultato nella capitale dell’isola, la città dell’Havana. Arrivo all’aereoporto dell’Havana il 28 febbraio scorso, un aereoporto piccolissimo, malmesso. La prima cosa che mi colpisce sono le calze a rete provocanti col pizzo e le scarpe col tacchetto delle numerose poliziotte che prestano il servizio d’ordine e controllo passaporti dell’aereoporto. Welcome to Cuba. Una cosa così sarebbe impossibile da vedere in America, per degli ufficiali di polizia.
Trovo miracolosamente un taxi e mi faccio portare a casa di Otello nel quartiere di Playa, le strade sono gremite di traffico e di gente e puzzolenti di benzina che esce con larghe e visibili nubi nere dagli scappamenti delle vecchie macchine cubane ma la gente in giro è allegra e sorridente e sembra non farci caso più di tanto. Il giorno dopo mi incontro con Ascanio che mi porta alla sua stamperia. È proprio nel cuore dell’Havana Veja su Calle Cuba y Tenente Rey, entrando siamo accolti dalla gioia e la felicità di rivederlo di tutti i suoi amici e colleghi di una vita passata a stampare serigrafie in quel luogo magico e intriso di storia da cui perfino l’artista americano Rauschemberg è passato negli anni ’70. Si accorda con la direttrice che mi viene presentata e con cui faccio subito le foto e ci viene affidata una macchina da stampa per il mio soggetto che nel frattempo ho deciso essere il nuovo Potus Donald Trump nella mia versione parodia di Andy Warhol nelle vesti di Marilyn Monroe con tanto di parrucca bionda e neo sulla faccia con la sua tipica espressione con bocca distorta a urlare le sue scemenze.
Ho separato i colori nel computer e Ascanio si appresta a preparare i lucidi in bianco e nero che serviranno a imprimere il telaio nella camera oscura con cui faremo le stampe nei giorni successivi. Scelgo una risma di carta Fabriano importante e pregiata che viene tagliata nel formato A3 con una vecchia taglierina di precisione attivata manualmente girando una grande ruota sul suo fianco. Ogni cosa è fatta con allegria ed entusiasmo e nonostante non parli molto spagnolo riesco a farmi capire e a capire tutti i colleghi intenti a lavorare nella stessa grande sala e con ognuno di loro c’è modo di scherzare e raccontarsi a vicenda.
Quando arriviamo al terzo colore, il rosso, decido che voglio fare qualcosa di estemporaneo su ognuna delle 100 stampe che renda ogni pezzo unico e diverso dall’altro pur mantenedo la stessa immagine e gli stessi colori. Faccio degli esperimenti con un pezzo di stoffa che graffia il colore lasciando dei segni ogni volta diversi ma non sono contento, non è abbastanza, ci vuole qualcosa di più caratteristico e deciso, un segno che sia anche un simbolo e allo stesso tempo un intervento artistico.
Mi ricordo di una spugna spessa e abrasiva che avevo visto nel lavandino dove si lavano i pennelli e si cambia l’acqua dei colori; la porto accanto alla macchina da stampa e quando Ascanio mi passa la prima stampa con il terzo colore il rosso, vedo la faccia odiosa di quest’uomo insulso e ignorante che tiene in mano il destino del mondo e anziche strofinare la spugna sulla sua faccia arancione decido di colpirlo con violenza sulla bocca distorta. Il mio gesto impulsivo influenza il colore in maniera violenta e inaspettata: le gocce di colore schizzano dalla sua faccia e si appoggiano sulla carta distorte dalla velocità del colpo, sembra di guardare un film sulla box al rallentatore con la faccia di Rocky che schizza di sangue o quella di De Niro in Toro Scatenato. La reazione mia e di tutti è intensa ed efficace: il colore cosi liquido cola sulla carta lasciando un effetto «splatter» molto cinematogafico e dando alla stampa un significato in più. È un gesto di violenza ma pacifico nei confronti di un individuo che sta alterando in peggio il destino di tutti. L’eccitazione è grande, ogni volta che Ascanio mi passa la carta impressa dal colore fresco scarico la mia rabbia sulla sua faccia in punti differenti e piu volte cercando ogni volta un risultato spettacolare e artistico che renda la stampa unica e potente ogni volta diversa. Tutti passano a guardare il mio lavoro e mi fanno i complimenti, questo è un gesto da vero artista, che dimostra un coraggio unico e indipendente, la cura della stampa serigrafica è religiosa e precisa e il mio gesto ne ha infranto le regole, ma questo gesto viene salutato e rispettato da tutti come un vero segno di Arte della stampa.
God Bless Cuba and Donald F CKing Trump! Siempre!