«Non abbiamo fatto il liceo, ma ci siamo laureati»

Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca riporta che solo l’11,4% dei diplomati dei professionali va all’Università, una percentuale che cresce al 30,8% per i ragazzi che escono dagli istituti tecnici, a fronte di un 80% di giovani provenienti dai licei: un divario non da poco.
Questo si spiega molto lapalissianamente col fatto che buona parte dei ragazzini che opta per un percorso che tende all’acquisizione di capacità pratiche e tecniche non prospetta nel suo futuro la possibilità di affrontare studi accademici, ma, piuttosto, di fare il proprio accesso nel mondo del lavoro appena concluso il ciclo della scuola superiore.
Invece, l’iscrizione al liceo, specialmente se scientifico o classico (quello che, nel sentire comune, fornisce una preparazione che agevola l’entrata in tutte le facoltà), è da sempre prerogativa di chi si pone come obiettivo a lungo termine il conseguimento di una laurea.
Veniamo, però, a parlare di quel 30% di giovani italiani che va in contrasto rispetto a questa tendenza generale e si accosta all’università con in tasca un diploma tecnico, spesso anche allontanandosi parecchio dall’area di studio precedentemente affrontata.
È il caso di Alex, 24 anni. Oggi è laureato in Scienze Infermieristiche ed è stato assunto presso una struttura che si occupa di anziani, ma aveva ottenuto la maturità in Elettrotecnica e Telecomunicazioni, dopo cinque anni trascorsi tra i banchi dell’Itis. «Avevo iniziato a lavorare in una fabbrica» ci racconta «ma non ero soddisfatto. Così, ho deciso di rimettermi sui libri per diventare infermiere». Certo, le avversità non sono mancate: «Ho trovato difficile gestire il carico di studi, anche perché alle superiori non avevo sviluppato alcun metodo in quanto ero svogliato». Alex, tuttavia, ha notato di possedere anche dei punti di forza in confronto ai suoi compagni ex liceali: «Tanti avevano difficoltà con i calcoli matematici sulla gestione dei dosaggi, impiegavano parecchio tempo a effettuarli».
Anche Simone proviene dallo stesso tipo di istituto. La scelta di intraprendere il percorso universitario per lui è arrivata subito dopo la conclusione delle superiori, inizialmente affiancata all’impegno lavorativo, successivamente accantonato per dedicarsi agli esami a tempo pieno. Si è laureato in Scienze del Diritto italiano ed europeo e al momento sta completando la magistrale sempre nel Dipartimento di Giurisprudenza. «L’ostacolo principale è stato rappresentato dal fatto che l’ingresso all’università ha comportato una mole di studio sicuramente maggiore di quella dell’istituto tecnico. Per quanto riguarda invece le materie, il discorso è stato differente, poiché all’Itis avevo avuto la fortuna di studiare diritto con due professoresse preparatissime, dunque possedevo già i rudimenti fondamentali. Questo mi ha agevolato».
Massimo, invece, diploma di ragioneria, si è inoltrato nel corso di laurea in Lettere. Ha già raggiunto la triennale e adesso sta ultimando la specialistica. «Avendo cambiato ambito» ci spiega «ho dovuto fronteggiare alcune lacune pregresse, ma, in generale, non ho incontrato enormi difficoltà riguardanti la mia istruzione precedente». Il fatto di essersi spostato verso un’area del sapere completamente differente ha però generato degli aspetti molto positivi: «Ho acquisito nuove conoscenze e questo mi ha permesso di fare mia una visione critica e umanistica che prima non mi apparteneva».