Non si dia tutta la responsabilità a Renzi

Dalla direzione nazionale PD di ieri capiamo che Matteo Renzi effettivamente non è più il segretario. Le sue dimissioni non dimissioni il giorno dopo le elezioni avevano scatenato critiche da ogni dove, in primis nel suo partito. Benché dimissionario, in quel discorso egli affermava, di fatto, la sua volontà di controllare il partito imponendo la propria linea politica ieri, giustamente, in parte sconfessata, se non nel merito, nel metodo. La sua assenza in direzione conferma il suo continuo sottrarsi all’analisi delle (parecchie) sconfitte.
Per contro la sua arroganza e la continua incapacità di lettura politica hanno raggiunto il culmine. Sempre nel celebre discorso in cui presentava le proprie dimissioni in differita ha affermato che la colpa della sconfitta è stata di Mattarella che non lo ha lasciato andare al voto nel 2017, come se in quel momento non stesse già sulle palle alla maggioranza degli italiani. Soprattutto ha detto che l’ingovernabilità è colpa degli altri partiti che si sono opposti alla sua riforma costituzionale. A parte il fatto che a bocciare la riforma non sono stati i partiti ma direttamente i cittadini italiani, ma cosa c’entra questa con la governabilità? In ogni caso sarebbe stata la legge elettorale a garantirla e l’Italicum non era certo quesito referendario. Se quella legge venne scritta coi piedi e dichiarata incostituzionale di certo la colpa fu sua e del suo governo.
Su un punto, tuttavia, ha ragione: le responsabilità della sconfitta non possono ricadere unicamente su di lui. La verità, come dice Massimo Cacciari, è che il PD è in crisi da quando è stato fondato, in quanto partito mai nato, «una convivenza coatta di sensibilità e culture completamente diverse». A ciò si aggiunga che da forza politica erede del Partito Comunista il PD è diventato espressione dalle élite, dei ceti più agiati scollegandosi completamente dagli strati più precari della popolazione.
Chi oggi nel partito addita l’ex segretario a unico responsabile è davvero vile. Senza Renzi (che rimane pur sempre un leader carismatico) il PD avrebbe preso ancora meno voti. La sinistra è in crisi in tutta Europa. Prova ne è Liberi e Uguali che è entrato in Parlamento solo per un soffio.
D’altronde, se Renzi non fosse così miope avrebbe potuto farsi un partito tutto suo come Macron e andare al voto nazionale assieme alle europee del 2014 e così avrebbe sbancato. Pericolo scampato, verrebbe da dire. Di certo, avremmo avuto il Parlamento più europeista d’Europa e invece oggi ci ritroviamo con quello meno, forse un bene o forse no. Purtroppo, però, quello di adesso si trova in un vero e proprio stallo alla messicana. Speriamo di uscirne vivi.